INTERSTELLAR: VIAGGIO TRA GLI ASTRI ABBAGLIANTI DELLA COSCIENZA

di Gianfranco Angelucci

Stati Uniti, in un anno indefinito del futuro prossimo. A causa dei sovvertimenti climatici continue tempeste di sabbia devastano sistematicamente i raccolti; resiste il granturco, ma per quanto tempo ancora, prima della definitiva estinzione per fame del genere umano? Ormai l’unica forza che conta è quella delle braccia per coltivare disperatamente la terra al fine della sopravvivenza.

Anche Cooper, ex astronauta, cura i suoi campi per sfamare i due figli piccoli e il vecchio padre. La moglie è morta e il suo rapporto esclusivo e di prodigiosa intesa è con la bambina, Murph, chiamata così in omaggio alla celebre legge di Murphy per la quale qualsiasi evento abbia la possibilità di avvenire, anche il più improbabile, avverrà davvero. Nella casa della fattoria la piccola Murph pensa che ci sia un fantasma, perché nell’angolo della libreria avvengono fenomeni inspiegabili: per esempio i libri cadono da soli secondo una certa sequenza che potrebbe essere un codice binario. Su tale indicazione padre e figlia partono in auto e raggiungono una località segreta in cui è ancora operante, clandestinamente, l’ultimo nucleo della Nasa; ogni investimento al di fuori della coltivazione è infatti ormai proibito, e agli studenti viene insegnato che le missioni Apollo sulla luna sono state soltanto delle favole per bambini.

Il vecchio scienziato prof. Brand (Michael Caine) scrivendo chilometri di calcoli sulle lavagne ha messo a punto due progetti: il primo per individuare il pianeta di un’altra galassia che possa accogliere l’esodo umano; il secondo, molto meno ambizioso, trovare un altro mondo in cui far atterrare una navicella con due o tre individui e molti ovuli fecondati che assicurino la perpetuazione alla nostra specie destinata ad estinguersi sulla terra. Cooper è il pilota giusto per la missione; e accetta di partire, nonostante la disperazione di Murph per l’abbandono: se e quando il padre farà ritorno, potrebbero avere la medesima età come conseguenza della teoria della relatività. La nave spaziale rotante, Endurance, parte in direzione di Saturno, con l’intero equipaggio in sonno criogenico e la sorveglianza dei due robot Tars e Case.

Giunti ai limiti della galassia, il piano è di lasciarsi risucchiare da un wormhole, sorta di tunnel con ciascuno dei due varchi in punti diversi dello spazio-tempo; valicato quel confine si potrà decidere se sfruttare l’immensa energia di un buco nero poco insidioso, Gargantua, ed essere proiettati verso un pianeta ospitale, oppure puntare a un corpo celeste più a portata di mano su cui impiantare la nuova vita umana, incuranti della triste sorte a cui è ormai condannata sulla Terra. Nella navetta, oltre a Cooper (Matthew McConaughey) ci sono anche la figlia dello scienziato Amelia Brand (Anne Hathaway) e altri due cosmonauti con compiti diversi; mentre in una stazione spaziale, vive ancora in sonno il pilota di una precedente missione che invia segnali incoraggianti. Ma ciò che avviene nel viaggio interplanetario mirabilmente raccontato dal film, è ancor poca cosa rispetto alle affascinanti complicazioni emotive che la storia riesce a sviluppare, avventurandosi in campi sconosciuti per la maggior parte di noi, quale l’interazione tra gravità spazio e tempo. Dimensioni che con difficoltà riusciamo a immaginare, un futuro imminente che già palpita nel presente, e con che palpiti! Un’esile frontiera che padre e figlia infrangono grazie all’amore viscerale che li unisce, in grado di tenerli in contatto attraverso stati di coscienza che possono apparire magici e sono invece solamente il frutto di funzioni psichiche non misurabili con i principi della fisica, né con i calcoli della matematica, sebbene da sempre consustanziali alla nostra natura semi divina.

Per non tradire lo spettatore, non privarlo dei colpi di scena, delle complicazioni sentimentali, degli scontri a morte tra i protagonisti, dei paesaggi agghiaccianti, delle sorprese inaudite di questa nuova Odissea spaziale, nessuno degli snodi della trama verrà rivelato. Non resta che sedersi nella poltrona di un signor cinema e sprofondare senza scampo in un racconto che assorbe dal primo all’ultimo fotogramma; possibilmente avendo accanto una figlia da tenere per mano, o un figlio, con cui stabilire inaudite complicità che travalicano le semplici parole. Anche per non smarrirsi in concetti in apparenza astrusi, ma che appartengono inseparabilmente alla nostra misteriosa quotidianità.

 

Potrebbe piacerti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Email