Il secondo fratello. Giappone amaro

Il nostro parere

Il secondo fratello (1959) JAP di Shoei Imamura

Aspro ritratto del Giappone del secondo dopoguerra. Sueko, insieme ai suoi 3 fratelli, restano soli dopo la morte del padre. Il regista narra le loro vicissitudini in uno stillicidio di avvenimenti negativi che li rendono sempre più poveri e indifesi. La crisi economica, la condizione sociale dei poveri nel Giappone post bellico, la totale mancanza di ammortizzatori sociali sono al centro della pellicola con stile ed ambientazione estremamente realista.

Non ci sono avvenimenti eclatanti, non ci sono “cattivi”. come da stile hollywoodiano: c’è invece la forte e risoluta condanna del capitalismo, con una posizione ideologica che sarà la cifra stilistica del regista. Imamura predilige storie dure, non concede momenti di speranza al suo pubblico, insiste nell’analisi sociale e nella impossibilità dell’uomo di risollevarsi da una “tirannia” economica. In Porci, geishe e marinai (1961) paragona il popolo giapponese a un branco di maiali venduti clandestinamente agli occupanti; in questo film mostra i due bambini che salgono questa cremagliera senza mai raggiungere la vetta. Sarà la società a confermare le differenze sociali accanendosi contro i meno fortunati.

Il secondo fratello è ancora “attenuato” dalla casa produttrice; i successivi film saranno, invece, scandalosi e durissimi ritratti di una nazione ancora medievale nel pensiero in cui le categorie sociali inferiori (donne, bambini, orfani) vedono negato ogni diritto, ogni possibilità di ricercare la felicità.

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