Il lato positivo

Il nostro parere

Il lato positivo (2012) USA di David O. Russell


Pat, affetto da sindrome bipolare, ha passato otto mesi in un istituto per malattie mentali dopo aver compiuto un gesto insensato. Dimesso in seguito a un patteggiamento della pena che avrebbe dovuto scontare, è ora affidato alla custodia dei suoi genitori, che, nel tentativo di aiutarlo a rimettersi in sesto cercano di condividere con lui la passione di famiglia per la squadra di football dei Philadelphia Eagles. Nel frattempo, però, conosce una ragazza con cui decide di accettare una sfida.


L’opera di David O. Russell, seguendo il successo di “The Fighter”, esplora nuovamente il tema della frattura interiore e del suo impatto sugli ambienti sociali e familiari. Dickie Ward e Pat Solano, entrambi affascinati da un passato glorioso, si ritrovano ad affrontare un presente difficile: il primo celebre per una vittoria sul ring, il secondo immerso in una relazione idilliaca. Ma entrambi sperimentano una brusca caduta. Tuttavia, c’è una differenza importante: Pat Solano, tornando da un ospedale psichiatrico con una diagnosi di bipolarità, cerca di ricostruire la sua vita e il suo matrimonio. Dickie Ward, al contrario, non comprende la sua marginalizzazione sociale e familiare, intrappolato in un’immagine di eroe leggendario creata dalla sua famiglia.

In “Il lato positivo”, c’è un tono più leggero rispetto al passato, consentendo la rappresentazione di una commedia ambientata in una cornice borghese. La famiglia Solano, pur con le sue peculiarità, offre un certo supporto a Pat, rivelando sia le proprie debolezze umane che il potenziale cambiamento imminente.

Il protagonista Pat manifesta una sorta di attrazione e repulsione verso il cambiamento e trova in Tiffany, una giovane vedova, un’anima affine nel loro senso di disuguaglianza esistenziale reciproca. Entrambi cercano una via di adattamento al mondo in continuo cambiamento, rappresentato metaforicamente attraverso lo sport e la danza, simboli del superamento delle difficoltà e della solitudine.

Il film mantiene un equilibrio nella narrazione, passando dal ritorno di Pat a casa, al suo incontro con Tiffany, fino a una conclusione in cui la diversità diventa una forza che unisce anziché separare.

Il lavoro di Russell potrebbe sembrare più convenzionale rispetto alle sue opere passate, ma riesce a coinvolgere gli spettatori con una storia toccante e divertente. Jennifer Lawrence spicca per la sua interpretazione, mentre i dialoghi affilati e il sottotesto sulla normalità delle persone “diverse” aggiungono profondità al film.

Il suo stile registico ereditato da “The Fighter” offre una sensazione di realismo, evitando la trappola delle commedie sentimentali troppo patinate e irreali.

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