Il labirinto del silenzio. Svelare la shoah

Il nostro parere

Il labirinto del silenzio (2014) GER di Giulio Ricciarelli

Il regista è italiano, italianissimo, ma la sua carriera si è interamente sviluppata in Germania tramite serie televisive e film come attore, ma anche come produttore, sceneggiatore e regista appunto. Con questo film ha portato la Germania alle nomination agli Oscar ed è un film profondamente teutonico questo: un robusto melodramma sulla presa di coscienza tedesca delle mostruosità perpetrate dal regime nazista, delle responsabilità morali che investivano un popolo intero.

Johann, giovane procuratore interpretato da un bravo Alexander Fehling, prende a cuore un’indagine su presunti omicidi compiuti da SS nello sconosciuto (allora) campo di Auschwitz. In mezzo al boicottaggio più o meno esplicito e al desiderio di seppellire il passato senza fare i conti con la propria coscienza, Johann conduce in porto questa indagine scoprendo l’abominio collegato alla Shoah. Naturalmente questo costringe anche l’uomo ad analizzare se stesso, la propria famiglia, l’intero passato. E questo dilemma morale rischia di perderlo.

I film onesti fanno bene all’anima anche se cinematograficamente sono di medio livello. Dal punto di vista morale, l’intero film è convincente e interessante, ma dal punto di vista estetico ha poche invenzioni, si appiattisce su una struttura estremamente semplice, proponendo gli avvenimenti cronologicamente, con tono rigido. La visione del Labirinto di silenzio indigna e piace, lascia l’amaro in bocca ma anche fortifica il senso civico. Oltre, purtroppo, non va.

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