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Il nostro parere

Humandroid (2015) SAF di Neill Blomkamp

Il mondo del futuro sarà dei Robot. Lo ha raccontato mirabilmente Isaac Asimov nella letteratura creando un sottogenere che ha molti estimatori nel cinema. Blomkamp, giovane regista sudafricano (36 anni), è un appassionato della fantascienza, tanto che le ha dedicato i suoi 3 film. La sua riflessione parte da una visione “marxista” dell’umanità poiché essa è sempre divisa tra la classe potente (i capitalisti) contro i sottomessi (i proletari). In District 9 erano gli alieni, internati in un ghetto e vessati dagli umani; in Elysium, la visione dicotomica perfetta del suo “Capitale”, tra una casta di eletti su un pianeta ideale, e i reietti confinati nella inquinata Terra; in quest’ultima opera i delinquenti appartengono ad un gruppo di disperati che fanno di tutto per sopravvivere compreso dedicarsi ad atti violenti, a reati. Non è difficile vedere un chiaro rimando all’Apartheid che ha contraddistinto la società sudafricana per tanti anni.

In ogni film, però, c’è la mescolanza improvvisa tra i due gruppi, un germe che si inocula nel mondo diviso che rischia di distruggere questo orribile equilibrio. L’elemento di questa pellicola è un droide che, grazie ad un programma di autoapprendimento, diventa senziente, sviluppando una propria coscienza. Lui saprà cambiare tutto.

Blompkamp ha un passato di regista di spot e animatore 3d, padroneggia con grande sicurezza il mezzo tecnico, imprimendo un ritmo coinvolgente, ma i suoi contenuti rischiano di essere ripetitivo, la sua visione è meccanica, non sa aggiungere elementi di profondità alla sua riflessione. Il ritmo non basta per riempire i contenuti.

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