Gloria (2024) ITA di Margherita Vicario
Nella Venezia di fine Settecento, Teresa lavora come domestica in un istituto musicale per educande. L’imminente visita del Papa Pio VII, getta l’istituto in fermento e, mentre il maestro del coro fatica a comporre qualcosa per l’occasione, Teresa scopre uno strumento musicale di nuova invenzione: il pianoforte.
Gloria! è un film che nasce dall’amore per la musica e dall’immaginazione audace della regista esordiente Margherita Vicario, conosciuta anche come cantante. La storia si svolge in un orfanotrofio veneziano del XIX secolo, ispirato agli storici ospedali di Venezia, dove le giovani orfane venivano istruite nella musica di alto livello. Vicario esplora il mondo musicale di queste giovani donne, mescolando abilmente passato e presente.
La scena chiave è un sogno ad occhi aperti della protagonista Teresa, dove il lavoro quotidiano nell’orfanotrofio si fonde con una sinfonia di suoni: dal taglio delle verdure al canto del coro. Questa fantasia rappresenta la visione del film: la musica è ovunque, non vincolata da rigide regole, ma libera di emergere dall’emozione autentica.
Nonostante non sia un musical tradizionale, Gloria! usa la musica come veicolo narrativo, con la cinepresa che segue i movimenti degli attori in una coreografia fluida. Le protagoniste, cinque giovani musiciste, sperimentano la tensione e la competizione, ma trovano anche amicizia attraverso la musica. Vicario reinterpreta la storia, dando alle protagoniste la libertà di suonare jazz e pop in un’epoca in cui tali generi non esistevano ancora.
Il film potrebbe sembrare una fusione azzardata tra passato e modernità, ma la sua forza sta proprio nel celebrare l’arte senza confini temporali. Gloria! non è solo un omaggio alla compositrice storica Maddalena Laura Sirmen, ma anche una riflessione sull’energia rivoluzionaria della musica, capace di infrangere barriere e creare bellezza quando scaturisce dal profondo del cuore.
Piacevole, anche se notevolmente forzato, ha un happy end che conferma l’ambientazione fiabesca, un po’ troppo monodimensionale per gli intenti dell’opera.