Don’t look back – Verso la fine

Il nostro parere

Don’t look back (2021) USA di Adam McKay

Una coppia di astronomi si accorge dell’esistenza di un meteorite in rotta di collisione con la Terra. I due scienziati cercano di avvertire tutti sulla Terra che il meteorite distruggerà il pianeta in sei mesi.

Il 2021 del cinema si conclude con la fine del mondo e non è un’ironia, nonostante lo stile esplicito del film e le condizioni in cui si arriva al nuovo anno dopo due anni di pandemia. L’ultimo film di Adam McKay avrebbe avuto vita molto più difficile se avesse goduto di un’uscita nelle sale invece che essere mostrato fin da subito parallelamente su Netflix.

I titoli di apertura vogliano mostrarci il caos attraverso un design grafico che risulta, però, troppo invadente. Tuttavia, difficilmente puoi sfuggire all’ammirazione per il modo in cui il regista padroneggia la sua storia guidandola in una follia in costante aumento.

McKay racconta la follia del mondo con una satira che bersaglia tutti a partire dal mondo politico con una presidente donna, che fa certamente il verso a Trump, preoccupata più degli interessi dei suoi finanziatori o dei voti popolari che a fermare la fine del mondo. Non parliamo poi dello strapotere dei big tech che vengono mostrati con la faccia cattiva.

 

Anche i disperati tentativi di rivolgersi alla popolazione mondiale tramite i media falliscono perché non puoi lasciare che la superficialità della televisione venga fermata da cattive notizie. E poiché Adam McKay vuole perfezionare il suo attacco politico e sociale a tutto tondo sull’attualità, Dibiasky e Mindy vengono ripetutamente arrestati dall’FBI per aver interrotto la sicurezza nazionale con metodi bizzarri.

Quello che accomuna tutti questi poteri è il disprezzo verso le persone, considerate carne da macello, creduloni da guidare. Non è che sia sbagliato questo, ma raffigurare il mondo come solo incapaci è funzionale alla trama ma poco realistico.

Il regista si affida interamente ai suoi favolosi attori. Jonah Hill può certamente puntare ad un’altra nomination agli Oscar. Il suo consigliere presidenziale Jason Orlean è assurdamente riuscito e mostra un attore di grande livello. Tutto il cast è sopra le righe in modo felice, a parte il personaggio di Rylance che è l’unico davvero poco riuscito.

La scelta della sceneggiatura di eccedere ed esagerare è un’arma a doppio taglio. Per quanto molte scene siano esilaranti, recitate e fornite di battute grandiose, in altrettanti casi si resta perplessi. Il film un ritratto accurato del nostro tempo? No perché ha molti vezzi del politicamente corretto che potevano essere evitati.

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