Cyrano mon amour – Rilettura

Il nostro parere

Cyrano mon amour (2019) FRA di Alexis Michalik

Parigi, 1897. Il commediografo Edmond Rostand non ha ancora trent’anni ma ha già due bambini e molti problemi economici legati al crollo totale della propria creatività. Disperato, offre ai produttori un testo non ancora scritto: Cyrano de Bergerac.

La genesi e la creazione dell’opera immortale di Rostand sono al centro di questa pellicola che si chiama in patria semplicemente Edmond, legato alla popolarità dell’autore, ma da noi è stato centrato sull’opera in sè, che è più nota presso il pubblico locale.

Tratta da un’opera teatrale dello stesso regista, si propone di divertire forzando in maniera evidente la realtà storica a beneficio del divertissement che è alla base del ritmo frenetico imposto a tutta la seconda parte. Lo fa con felice mano e con un entusiasmo che nel finale si esprime al meglio, in una felicissima intrusione tra teatro e vita, finzione e realtà.

Rostand era sposato ad una poetessa, cosa che si comprende poco, le sue opere precedenti non erano fallimentari e molte altri eventi (la causa della Comèdie con Cocquelin) sono rilette e reinventate per adattarsi ad una rilettura dell’opera sul modello di Shakespeare in Love, chiaro riferimento e fonte di ispirazione al pari dell’opera teatrale.

Partendo, perciò, dalla considerazione che ciò che vediamo è quasi totalmente falso, dobbiamo dividere in due un giudizio che non è affatto negativo. Non vedere, però, che la prima parte è forzatissima al solo scopo di far incastrare i tantissimi elementi presenti sarebbe negare la realtà. Troppi i personaggi esagerati, fuori dalle righe per essere credibile così come la casualità imposta alle invenzioni letterarie dello scrittore. Anche se divertente, il risultato è poca roba.

Diverso quando Michalik entra sul palco. In quel momento la macchina da presa si aggira vorticosa tra le quinte, con ingressi e uscite che potrebbero richiamare il tanto vituperato Feydeau, interpretato sullo schermo dallo stesso regista. Forse per l’amore per il palcoscenico o forse per la forza innata dei versi originali che recitati da Olivier Gourmet diventano musicali, il film lievita e raggiunge il suo apice proprio con il finale dell’opera teatrale, con la rappresentazione nella rappresentazione della morte di Cyrano.

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