La battaglia dei sessi. Liberazione

Il nostro parere

La battaglia dei sessi (2017) USA di Jonathan Dayton e Valerie Faris

Nel 1973 la tennista più famosa del momento, Billie Jean King, sfida il 50enne ex campione Bobby Riggs in un matche per i diritti delle donne. Questa è la cronaca di quanto accaduto, compresa la vita privata irrisolta dei due protagonisti. Bobby è un uomo frustrato che anela a ritornare al centro dei riflettori e si inventa odiosamente maschilista a fini pubblicitari. Billie Jean sta invece cercando la propria identità sessuale messa in crisi dalla conoscenza di una parrucchiera disinibita.

Dayton e Faris, compagni anche nella vita, hanno diretto in 11 anni tre soli film. Dopo il grande successo di Little Miss Sunshine, non hanno capitalizzato in pellicole di serie A, preferendo rimanere fedeli al proprio cinema. Così anche questa terza opera, pur essendo centrata su un evento epocale per la storia del tennis e del costume americano, si concentra più sui personaggi, il loro percorso interiore, la possibilità di comprendersi e diventare persone migliori. Così anche il terribile Bobby Riggs acquisisce una sua credibilità, una fragilità che lo umanizza fino a renderlo incredibilmente simpatico. Parallelamente Billie Jean si rafforza diventando ancora di più un simbolo di lotta e di liberazione, pur sapendo che molta della sua forza interiore nasce dalle sue debolezze. Per entrambi il match diventa un momento di crescita, di affermazione.

Film dai grandissimi interpreti, scritto molto bene, La battaglia dei sessi è un raro esempio di equilibrio grazie all’affermazione di principi morali con stile antiretorico, ma comunque spettacolare.

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