Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto

Il nostro parere

Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di morto (2021) ITA di Riccardo Milani

Monica e Giovanni sono tornati. Sono passati tre anni dalla fine della loro storia d’amore che, come avevano previsto sulla panchina di Piazza Cavour, è durata poco, anzi pochissimo, proprio come un gatto in tangenziale.

Il sequel ripete pregi e difetti del primo episodio quasi con noncurante disattenzione. Tra i difetti c’è il ricorso a soluzioni semplificate nella narrazione, alcuni episodi poco ispirati come il cameo di Amendola che guida uno scambio di ostaggi forzato e assolutamente inutile. Tra i pregi, anzi il pregio, è la chimica tra Cortellesi e Albanese che fanno ridere, ma ridere davvero in certi momenti.

Se il contorno fosse stato sulfureo come i due protagonisti e non si fosse limitato a servire da semplice supporto semicabarettistico, forse avremmo avuto addirittura di più. Troppo macchiettistici Amendola e Bergamasco, così come il convento con le suore e il padre interpretato da Mariano Rigillo.

Quello che è da valorizzare è il tentativo, pur nell’ambito ristretto della contrapposizione coatto-borghese un po’ scontato, di mostrare ad un pubblico medio che oltre alla risata c’è di più, ovvero un piccolo contributo su cosa la cultura può dare a tutti. Forse è un messaggio banale ma rispetto alla maggior parte delle commedie che regalano romanticherie stonate e moralette da favola, si tenta di dire qualcosa di significativo.

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