Buon Compleanno Federico

di Gianfranco Angelucci

Per il 95° anniversario della nascita di Federico Fellini, la Cineteca di Rimini ha organizzato la presentazione del mio libro su Giulietta Masina e a seguire, alle 21, la proiezione di “Luci del Varietà”, il primo film diretto da Fellini a quattro mani con Alberto Lattuada, in cui appare anche Giulietta. L’attrice interpreta il ruolo di una soubrette, Melina Amour, innamorata di Checco Dalmonte (Peppino De Filippo) capocomico di una compagnia di scavalcamontagne che la tradisce per la giovane Liliana “Lilly” Antonelli (Carla Del Poggio), cosce lunghe e perfidia da arrampicatrice. E’ il primo ruolo in cui la Masina viene diretta da suo marito in un carattere che già riveste e anticipa alcune caratteristiche del personaggio più maturo: una creatura disarmata, che si affida senza difese a chi le concede affetto, protesa ad amare e quindi fatalmente tradita nelle sue attese. Eppure mai doma, mai vinta, sempre pronta a rialzarsi e a ricominciare con lo sguardo umido di speranza, di luce, di fiducia.

Il film del 1951 è una commediola di cui Lattuada rivendicava l’assoluta priorità nella regia, in ragione della sua maggior esperienza. Ma Fellini non restò ai margini, come il collega voleva far credere, e Peppino De Filippo in una intervista chiarisce molto bene il ruolo del talentuoso esordiente spiegando come durante le riprese egli si fosse dedicato soprattutto alla cura degli attori. E infatti, per chi abbia l’occhio un po’ assuefatto al linguaggio cinematografico non potranno sfuggire certe pennellate, certe sfumature, in alcuni casi vere e proprie zampate d’autore che sono riconducibili soltanto a lui. Anche perché le ritroveremo declinate in altri contesti di non poche opere successive. Rivedere il film ormai praticamente scomparso di circolazione sarà divertente e stimolante, lode al merito della scelta di Marco Leonetti, felliniano di fede per quanto appartato, che nel silenzio, nell’ombra, com’è suo stile e sua indole, svolge un’opera preziosa e non agevole: tiene desta la memoria del leggendario artista riminese in una città in cui tutta l’energia, specialmente degli amministratori, è rivolta a deformarne, svilirne o cancellarne il ricordo.

L’operazione produttiva di “Luci del Varietà” reca con sé lo spirito di un ‘cinema indipendente’ che prende avvio da una cooperativa, Capitolium Film, fondata dai due registi e dalle loro mogli: Lattuada, Carla Del Poggio, Fellini e Giulietta Masina. Il soggetto era di Federico che aveva frequentato accanto a Aldo Fabrizi le compagnie di avanspettacolo; e questa iniziativa gli costò la rottura dell’amicizia con il celebre comico romano, il quale si sentì offeso dalla sua insubordinazione, lo accusò di tradimento, e nel desiderio di compromettere l’esito dell’operazione mise su in fretta e furia, con l’aiuto del produttore Carlo Ponti, una storia analoga intitolata “Vita da cani” con la regia di Steno e Monicelli; protagonista egli stesso insieme a Gina Lollobrigida, Tamara Lees, Marcello Mastroianni, Delia Scala. Una corazzata, un successo inevitabile che relegò in un mezzo flop il film rivale, nonostante il Nastro d’Argento assegnato a Giulietta Masina.

Siamo nell’immediato dopoguerra, una stagione di pionierismo e di incontenibile vitalità per il cinema italiano, in cui Federico e Giulietta muovevano i primi passi. Appena un anno dopo, nel 1952, Fellini avrebbe diretto il suo vero film di esordio, “Lo sceicco bianco”, da un soggetto di Michelangelo Antonioni; nel quale di nuovo appare sua moglie, non nella parte della protagonista (come avrebbe voluto), bensì di una piccola, fatata, innocente prostituta dal nome Cabiria. Una prova d’artista, un’anticipazione del personaggio da lei in seguito più amato quale protagonista dì “Le notte di Cabiria” meritevole del secondo Premio Oscar. E’ singolare, visto con l’occhio di poi, come la storia privata e professionale di Federico e Giulietta possa apparire per certi versi una favola già preesistente al loro incontro, pronta per essere dipanata.

Il libro dedicato a Giulietta e stampato dalle Edizioni Sabinae di Simone Casavecchia, in associazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia che ha messo a disposizione un corpo di inediti del suo archivio fotografico, prova a raccontare questa vicenda umana un po’ fatata. Senza edulcorazioni, con tutti i chiaroscuri, le esaltazioni e i dolori, i contrasti e le complicità di una coppia non comune che tra i marosi e i fortunali della vita è rimasta insieme per cinquanta anni, fino alle Nozze d’Oro compiute il giorno prima della scomparsa di Federico. Un destino inscindibile e forse tenuto tenacemente insieme da un segreto di cui non si era saputo mai nulla e che il libro riporta alla luce dipanandone amorevolmente il mistero.

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