Brave ragazze (2019) ITA di Michela Andreozzi
Anni Ottanta. Quattro donne con diversi problemi e difficoltà fanno sempre più fatica a mantenersi in modo dignitoso e libero. Di fronte ad una serie di rovesci, resta solo la scelta di intraprendere la strada del crimine. Si improvvisano così rapinatrici di banca. E con successo.
Non sempre è necessario fare capolavori e se il tuo lavoro è umile ed intelligente ne esci comunque vincente. Così è per Michela Andreozzi, regista, autrice ed attrice che dell’intelligenza fa il punto di forza. I suoi lavori, infatti, pur non essendo pietre miliari sono sempre intelligenti e originali. I suoi due lungometraggi affrontano vicende femminili con un’angolazione personale, rifuggendo dalle furbate narrative tipiche della maggior parte della commedia italiana. Questo tratto personale (sarà perchè è donna) la distingue in un panorama di registi uguali a se stessi e fra di loro e fa superare i difetti che le sue opere portano.
L’aspetto migliore è la capacità di definire i personaggi dando loro spessore e umanità. Anche questa storia, ispirata ad un fatto realmente accaduto in Francia, viene elaborata con attenzione alla cultura e al mondo di riferimento con gusto ed intelligenza. Il respiro dell’intreccio fa fatica a reggere la durata e si rifugia in collegamenti abbastanza stiracchiati ma non si esce dalla sala annoiati o respinti.
Resta misterioso l’uso della Pastorelli in tutti questi film. Non cambia mai espressioni, tono e sa recitare solo in romanesco stretto. Mistero.