Bangla – Mescolanze

Il nostro parere

Bangla (2019) ITA di Phaim Bhuiyan

Phaim è di origini bengalesi nato in Italia 22 anni fa. Vive con la sua famiglia a Torpignattara, lavora come stewart in un museo e suona in un gruppo. E’ proprio in occasione di un concerto che incontra Asia, suo esatto opposto: istinto puro, nessuna regola. Tra i due l’attrazione scatta immediata e con lei i problemi.
Phaim Bhuiyan porta da noi quello che è già stato fatto in altre nazioni, ovvero il film “etnico”. Questa formula decisamente impropria, mi scuserete dell’uso, per parlare di un film sull’incrocio tra culture girato da uno che per origini e famiglia proviene da una nazione completamente diversa. Per noi è il Bangladesh, in Inghilterra India e Pakistan ma la lista è lunghissima a partire dalla Francia per arrivare a Germania, Svezia e Stati Uniti.
Anche Bhuiyan sceglie il terreno della commedia per scherzare e ragionare sulla difficoltà dell’integrazione, sull’anima spezzata in due di generazioni di ragazzi che abitano da sempre in Italia ma non sono riconosciuti come tali e non si riconoscono essi stessi, divisi come sono tra la necessità di rispettare le tradizioni e le proprie famiglie e la volontà di emanciparsi.

Quest’opera è senz’altro pregevole in questo intento e per la freschezza mostrato da tutto il cast nel raccontare un mondo diverso, senza alcuna volgarità e, soprattutto, sciatteria e parzialità. Dove tutti urlano, Phaim è una straordinaria eccezione per l’intelligenza, la misura e la diversità nell’esporsi.
Brillante nel suo svolgimento, pur in presenza di alcuni nodi strutturali risolti in modo semplicistico e meccanico, ricorrendo ad espedienti visti davvero mille volte, Bangla è un raro esempio di originalità. Se vi è un appunto è sulla recitazione così così del regista (e anche sceneggiatore) ma chi poteva raccontare meglio e con più aderenza una storia di lui?

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