Alla riscoperta del cinema muto – The lodger

Il pensionante (The Lodger: A Story of the London Fog), conosciuto anche con il nome de L’inquilino, è un film muto prodotto nel 1927 e diretto da Alfred Hitchcock. È considerato dal suo autore “il primo vero film di Hitchcock”: suspense, labilità del confine tra bene e male, semplificazione assoluta dei meccanismi narrativi sono le marche di stile che diventeranno la firma del “maestro del brivido”. Il film risente dell’influenza del cinema espressionista di Murnau.

Trama

Uno dei primi classici di Alfred Hitchcock. Un tranquillo inquilino che abita una pensione di Londra potrebbe nascondere qualcosa di inquietante.

Cast e riprese

Furono scritturati per i ruoli dei protagonisti due attori inglesi molto in vista: Ivor Novello, idolo del teatro e autore lui stesso, e June Howard Tripp, che preferiva essere chiamata col solo nome e che due anni dopo abbandonò la professione per il matrimonio con un Lord. Si incominciò a girare negli stabilimenti di Islington in maggio e si terminò all’inizio di luglio. Il film costò 12.000 sterline, un bel po’ di soldi per quei tempi. Nel mese d’agosto fu colorato. Il film ebbe un’accoglienza entusiasta da parte della stampa e da parte del pubblico che faceva la coda da mezzogiorno a mezzanotte. Un importante giornale, il “Bioscope”, il 16 settembre 1926, giudicava il film “forse la miglior produzione britannica di tutti i tempi”

Dal punto di vista tecnico il film rivela l’abilità raggiunta dal regista. Già in apertura la distribuzione della luce e delle ombre riesce a creare effetti inquietanti. Dai registi tedeschi aveva imparato l’importanza dell'”atmosfera” e come costruirla attingendo al repertorio di mezzi visivi sperimentati: ad esempio con l’uso degli specchi e dei loro riflessi, oppure sfruttando l’espressività delle scale che formano spirali verso l’alto o verso il basso e che i personaggi salgono e scendono “suggerendo sensazioni di ebbrezza o di abbattimento”.

Nella fotografia inventa soluzioni originali: ad esempio riprende i capelli biondi della donna uccisa sparsi su una lastra di vetro e illuminati dal basso per farli risaltare; oppure inquadra dal basso verso l’alto attraverso l’espediente di un soffitto trasparente i piedi del pensionante per sottolinearne l’andirivieni ossessivo, ulteriormente sottolineato dal dondolio del lampadario.

Dal punto di vista del contenuto troviamo già i temi tipici di Hitchcock:

    l’innocente accusato di un delitto che non ha commesso;

    l’ambiguità del personaggio e la difficoltà di conoscere la verità;

    l’uomo qualunque che si trova a vivere un’esperienza straordinaria;

    la suspense;

    l’improvvisa incursione del terrore in una casa tranquilla, sicura, rispettabile;

    il triangolo amoroso;

    la rappresentazione di oggetti in funzione minacciosa: le manette, l’attizzatoio;

    i riferimenti all’iconografia cristiana: le ombre a forma di croce e il protagonista come crocefisso alla ringhiera, il rintocco delle campane.

In questo film Hitchcock appare due volte. La prima volta è seduto a una scrivania nella redazione di un giornale: in questo caso il cameo era come dice lo stesso Hitchcock funzionale, serviva a riempire lo schermo.     La seconda volta è tra i curiosi che assistono alla cattura del pensionante Ivor Novello. Si tratta del primo cameo del regista, che continuerà questa tradizione in tutti i suoi film.

Potrebbe piacerti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Email