Un figlio di nome Erasmus – Ritorni

Il nostro parere

Un figlio di nome Erasmus (2020) ITA di Alberto Ferrari

Venti anni dopo il loro Erasmus a Lisbona, quattro amici tornano in Portogallo per il funerale di Amalia, la ragazza di cui tutti quanti erano innamorati. Arrivati a destinazione, gli uomini scoprono che Amalia ha un figlio, e uno di loro è il padre.

Siamo nel campo dei film simpatici in cui i personaggi sono accattivanti e ruffiani al punto giusto. Simpatico perchè oltre questo non si può dire in quanto la trama sa di deja vu lontano un chilometro, talmente tanti sono i riferimenti nel nostro cinema e non solo a cui attinge.

I 4 amici che si sono allontanati, adulti ormai affermati e piegati ai compromessi, che si ritrovano dopo tanti anni riscoprendo la propria vera natura, quante volte l’abbiamo visto? E la donna che ha avuto diversi amanti contemporaneamente che ha avuto un figlio ma non ha mai detto a nessuno di loro chi era il padre non è la copia esatta di Mamma Mia (copia anche nel finale paro paro)? E il viaggio on the road in una nazione straniera è stato sfruttato centinaia di  volte, cambiando semplicemente la destinazione. E sempre su mezzi improvvisati perchè un noleggio di una macchina decente sembra proprio impossibile. Non parliamo poi del giovane rampante architetto con la fidanzata arrogante che pure Aldo, Giovanni e Giacomo hanno buttato lì nel loro esordio al cinema.

Troppi, insomma, elementi mancano di originalità anche se non è tutto da buttare, anzi. La regia mantiene decorosamente il film nel buon gusto e nel sorriso, mostrando levità nell’affrontare anche la morte. Il feeling tra gli attori funziona e così anche la fotografia ci svela un Portogallo rurale e bellissimo. Anche ruffiano, però.

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