Turner. La luce dentro lo schermo

Il nostro parere

Turner (2014) UK di Mike Leigh

 

Mike Leigh è un regista capace di spaziare nei sentimenti (Segreti e bugie/La felicità porta fortuna) e nel tempo (Topsy-Turvy/Il segreto di Vera Drake) con disinvoltura ed intelligenza, lasciando al centro della sua poetica l’essere umano con le sue debolezze. I suoi protagonisti nascondono sempre infelicità e dubbi, spesso hanno lati oscuri con cui faticano a convivere, lati che spesso li condannano ad essere soli.

Turner è la summa di questi personaggi, poiché questo film non è un semplice biopic, ma uno scavo nella psiche di un artista non comune. La fotografia prodigiosa (ingiustamente trascurata ai premi Oscar) di Dick Pope è una chiave per accedere all’arte del pittore britannico. Perché l’uomo, un orso incapace di comunicare, non aveva altro modo di esprimere se stesso se non attraverso i suoi dipinti e poche argute affermazioni che inchiodavano i suoi interlocutori (notevole la scena con John Ruskin).

Da una biografia così fatta risultava difficile ricostruire l’uomo dietro l’artista senza cadere nella agiografia oppure nello stereotipato concetto dell’artista maledetto. Leigh, invece, gioca sui dettagli aiutato dalla splendida interpretazione di Timothy Spall, vincitore del premio come miglior attore a Cannes e agli European Film Award, per parlarci della sua contraddittorietà come essere umano e della sua estrema coerenza come pittore. Gli ultimi anni, infatti, la sua produzione comincia a passare di moda, ma lui insiste nel tentativo di inseguire la luce dentro i naufragi, i paesaggi marini che tanto ha ritratto.

L’estremo pregio di quest’opera è parlarci di Turner con la luce dei tempi di Turner, con i colori dei quadri di Turner.

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