Torneranno i prati (2014) ITA di Ermanno Olmi
Olmi è uno dei pochissimi registi italiani capaci di pensare in grande (Tornatore e Bertolucci sono gli altri) ma l’unico che riesce a far sembrare grande un film con un budget esiguo a disposizione. Gli bastano pochi elementi per far respirare un’epoca. In Il mestiere delle armi ci faceva vivere il primo cinquecento, la scomparsa delle signorie e l’avvento delle grandi potenze nazionali attraverso il racconto della vita, o meglio della morte, di un capitano di ventura. Con Torneranno i prati, invece, gli basta un pezzo di trincea, una postazione militare e tanta neve per ricostruire il vissuto dei soldati durante la prima guerra mondiale.
L’uso degli attori è notevole: l’amalgama che si produce impedisce di distinguere i professionisti (su tutti Santamaria) dai non professionisti. I volti, scelti con accuratezza, “appaiono” reali, fanno sentire, prima di ogni cosa, l’orrore della guerra.
Il testo, talvolta didascalico, è solo la sintesi del tutto, un controcanto ai gesti, ai respiri, ai sentimenti che si leggono al di là della finzione. Si avverte l’atmosfera del set impregnata della compassione verso coloro che hanno vissuto quei momenti. Le immagini sono emozionanti, merito del quale va al direttore della fotografia Giuseppe Pirrotta.
In un equilibrio mirabile trascorrono gli 80 minuti del film. Sono fatti veri quelli narrati, ma non c’è bisogno di spiegarlo allo spettatore.