Risorto. Polpettone religioso

Il nostro parere

Risorto (2016) USA di Kevin Reynolds

Clavio, un tribuno romano, viene incaricato di scoprire che fine ha fatto il corpo del Nazareno, sparito dopo la crocifissione avvenuta tre giorni prima. Pilato e Caifa vogliono, infatti, evitare che questo personaggio li disturbi anche da morto. Il tribuno, ambizioso e pieno di foga anticristiana, si mette alla caccia con spietata efficienza. Riesce a giungere nella casa dove sono i discepoli di Gesù, ma lì trova anche l’uomo che ha visto morto sulla croce, perfettamente in salute. Sconvolto dalla vista dell’uomo risorto, Clavio segue gli apostoli nel loro percorso abbandonando il vestito da soldato.

Ci aveva pensato già Damiano Damiani 30 anni fa con L’inchiesta. Poi ci ha ripensato uno scrittore americano e hanno deciso di farne un nuovo film che, guarda caso, gli è riuscito un po’ troppo simile a quello di Damiani. La vera differenza sta nei soldi. Reynolds ne ha avuti di più rispetto al regista italiano che, a parti invertite, avrebbe fatto un prodotto di ottimo livello a differenza di questo scombiccherato tentativo di parlare di religione.

Damiani qualche riflessione filosofica l’ha pure tentata. Reynolds, invece, ormai confinato in un triste ed anonimo professionismo, infila una serie di scontate perle agiografiche senza metterci proprio niente del suo, pensando forse che la selvaggia ambientazione possa dare un tono credibile all’intera vicenda. Invece, nessun miracolo può prevalere sulla letale noia che l’opera esprime.

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