Registi italiani morti nel 2023

Giorgio Ferrara (Roma, 19 gennaio 1947 – Roma, 18 maggio 2023). Figlio di Maurizio e fratello maggiore di Giuliano, dal 1958 al 1961 abitò a Mosca, dove il padre era corrispondente de l’Unità. Iniziò la carriera come regista teatrale, inizialmente come aiuto di Luca Ronconi, poi dirigendo in proprio opere con attori quali Adriana Asti (divenuta sua moglie nel 1982), Valeria Moriconi, Andrea Giordana, Franco Citti, Paolo Bonacelli, Ilaria Occhini, Ugo Pagliai. Per il cinema, diresse Un cuore semplice (premio speciale ai David di Donatello 1977 e Nastro d’argento al miglior regista esordiente) e Tosca e altre due (2003). Fu anche regista di opere liriche.

Felice Farina (Roma, 14 agosto 1954 – Roma, 18 settembre 2023) Personaggio eclettico, fu inizialmente attore teatrale, ma poi si dedicò anche ad animazione, fotografia, documentari, sceneggiatura, effetti visivi. Si formò come attore nella ricchissima esperienza dell’avanguardia teatrale romana degli anni 70; poi si avvicinò al cinema e iniziò l’attività di regista con cortometraggi, documentari industriali e programmi televisivi. Il suo primo lungometraggio fu Sembra morto… ma è solo svenuto (1986), scritto assieme a Gianni Di Gregorio e Sergio Castellitto, anche protagonista del film. Nel 1988 fu uno dei registi di Sposi (1988), film collettivo prodotto da Pupi Avati, Antonio Avati e Claudio Bonivento. Girò poi Condominio (1991), con Carlo Delle Piane e Ciccio Ingrassia e nel 1995 Bidoni, selezionato alla 52ª Mostra di Venezia, dove vincerà un Ciak d’Oro. Dal 2000 girò la serie tv Nebbia in Valpadana e documentari per Rai 3. Il suo film Patria (2014), con Francesco Pannofino fu ispirato al libro di Enrico Deaglio. Nel 2018 realizzò il documentario sulla scienza dal titolo “Conversazioni Atomiche” con il quale ottenne una menzione speciale ai Nastri d’Argento.

Aldo Lado, noto anche con lo pseudonimo di George B. Lewis (Fiume, 5 dicembre 1934 – Roma, 25 novembre 2023) Dopo una serie di esperienze come aiuto regia di Maurizio Lucidi e Bernardo Bertolucci, la carriera registica iniziò con il thriller La corta notte delle bambole di vetro, interpretato da Jean Sorel (1971). Seguì l’anno successivo Chi l’ha vista morire? (1972), un film che fece discutere per aver trattato omicidi di bambine e misteri nascosti nel passato dei protagonisti. Lado abbandonò poi il thriller per dedicarsi ad uno stile più morboso e kitsch come in Sepolta viva, con l’esordiente Agostina Belli. Nel 1975 diresse L’ultimo treno della notte, revenge movie e riflessione nichilista sul potere. Nel 1979 uscì L’umanoide, un action fantascientifico a metà strada fra Guerre stellari e Frankenstein che diviene un cult del cinema italiano di fantascienza. Negli anni ottanta si dedicò a film per la TV per poi tornare al thrilling nei primi anni novanta con Alibi perfetto e Venerdì nero. Dal 2015 iniziò a raccontare storie unicamente con la pagina scritta. È deceduto dopo alcuni mesi di malattia.

 

Enrico Oldoini (La Spezia, 4 maggio 1946 – Roma, 10 maggio 2023) Dopo gli studi di recitazione, iniziò la carriera di sceneggiatore con Paolo Cavara, Alberto Lattuada, Pasquale Festa Campanile, Nanni Loy, Sergio e Bruno Corbucci, Maurizio Ponzi, Carlo Verdone, Lina Wertmüller e Marco Ferreri. Come regista, firmò prevalentemente film leggeri come i cinepanettoni (Vacanze di Natale 90 e 91, Yuppies 2, Anni 90 tra gli altri). Dalla seconda metà degli anni novanta si dedicò prevalentemente a dirigere opere televisive tra cui Don Matteo di cui fu ideatore. In quanto tale, fu sempre accreditato nei titoli di testa. Oldoini ne fu anche co-autore, oltre che regista di tutti gli episodi della prima stagione e di una parte degli episodi della terza stagione. Tra gli altri suoi lavori, si segnalano La crociera (2001), Incompreso (2002), A casa di Anna (2004), Capri (2006, coadiuvato da sua moglie, Francesca Marra). Fu inoltre il regista di entrambe le stagioni de Il giudice Mastrangelo (2005 e 2007) e della prima stagione di Un passo dal cielo (2011). Per il cinema, diresse anche La fidanzata di papà (2008) e I mostri oggi (2009). Oldoini è morto a77 anni per complicazioni della sclerosi laterale amiotrofica che l’aveva colpito cinque anni prima.

Alessandro D’Alatri (Roma, 24 febbraio 1955 – Roma, 3 maggio 2023) Iniziò a recitare giovanissimo con una parte anche ne Il giardino dei Finzi Contini di Vittorio De Sica. Passò alla regia nei primi anni ottanta, dirigendo più di 100 spot pubblicitari che ottennero ottimi riconoscimenti. Nel 1991 realizzò il suo primo film Americano rosso, con il quale vinse il David di Donatello e il Ciak d’oro come miglior film esordio. Nel 1993 diresse Kim Rossi Stuart in Senza pelle, film che presenterà a Cannes nella sezione Quinzaine des réalisateurs. Realizzò uno speciale per la TV su Sergio Citti e successivamente un documentario dal titolo Il prezzo dell’innocenza che raccontava la prostituzione infantile in Thailandia. Nel 1998 reclutò ancora Kim Rossi Stuart, stavolta per I giardini dell’Eden. Nel 2000 vinse il Leone d’argento al festival della pubblicità di Cannes, per lo spot della posta prioritaria. Nel 2002 diresse il debuttante Fabio Volo in Casomai, che ottenne un ottimo successo di critica e pubblico. Nel 2005 tornò a ingaggiare Fabio Volo nel film La febbre. Nel 2006 diresse Commediasexi con Sergio Rubini, Paolo Bonolis, Margherita Buy, Stefania Rocca, Elena Santarelli, Rocco Papaleo e Michele Placido. I suoi ultimi film, meno fortunati, sono stati uscì Sul mare (2010) e Startup (2017). È scomparso dopo una lunga malattia.

Francesco Nuti (Firenze, 17 maggio 1955 – Roma, 12 giugno 2023) Muove i primi passi nel mondo dello spettacolo quando è ancora studente, portando in scena diversi monologhi scritti di suo pugno. Sul finire degli anni settanta, diviene membro del trio cabarettistico dei Giancattivi con Alessandro Benvenuti e Athina Cenci. In quegli anni, i Giancattivi partecipano a trasmissioni di grande successo, come Non stop. Il trio, dietro la regia dello stesso Benvenuti, compie poi il suo esordio cinematografico nel 1981, con il film Ad ovest di Paperino. Nel 1982 inizia una carriera cinematografica “solista”, prendendo parte, in veste di sceneggiatore ed interprete protagonista, ad alcuni film diretti da Maurizio Ponzi: Madonna che silenzio c’è stasera (1982), Io, Chiara e lo Scuro (1983) – David di Donatello e Nastro d’argento come migliore attore protagonista – e Son contento (1983).  In seguito, esordisce, come regista, con Casablanca, Casablanca (1985), ideale seguito di Io, Chiara e lo Scuro, grazie al quale vince il premio come miglior regista esordiente al Festival internazionale del cinema di San Sebastián ed il secondo David di Donatello come miglior attore. Realizza poi altre pellicole di grande successo: Tutta colpa del paradiso (1985), Stregati (1986), Caruso Pascoski (di padre polacco) (1988), Willy Signori e vengo da lontano (1989) e Donne con le gonne (1991). Nel 1994, dopo una lunga e travagliata produzione, gira OcchioPinocchio, che si rivela un cocente flop. Tenta di riprendere il filone che aveva decretato il suo grande successo, ma non riesce a ripeterne i fasti: Il signor Quindicipalle (1998), Io amo Andrea (2000) e Caruso, zero in condotta (2001) ottengono tiepidi consensi ai botteghini, non paragonabili ai successi degli anni precedenti. Negli anni successivi comincia a soffrire di depressione, ha gravi problemi di alcolismo e tenta persino il suicidio. Un incidente casalingo lo porta a menomazioni permanenti che condizionano il resto della sua vita.

Francesco Maselli, noto anche come Citto (Roma, 9 dicembre 1930 – Roma, 21 marzo 2023) Suo padre, Ercole, era un critico d’arte, amico di Luigi Pirandello che fu suo padrino di battesimo. Fu proprio il futuro Premio Nobel ad attribuirgli il soprannome di “Citto”. Girò il suo primo cortometraggio in otto millimetri nel 1945 e nel 1947 venne ammesso al Centro sperimentale di cinematografia, diplomandosi nel 1949. Iniziò la carriera come assistente alla regia e aiuto regista per Luigi Chiarini. Ex assistente di Antonioni e Visconti, realizzò con Cesare Zavattini la Storia di Caterina per il film-inchiesta Amore in città (1953) ed esordì nel lungometraggio con Gli sbandati (1955), riproponendo in una chiave incisiva il tema della Resistenza. Dopo La donna del giorno (1957), I delfini (1960) e Gli indifferenti (1964), tratto dal romanzo di Moravia, tornò a dibattiti vitali con Lettera aperta a un giornale della sera (1970), e Il sospetto (1975), evocazione della lotta degli oppositori nell’Italia fascista. Si dedicò poi a film più intimisti: Storia d’amore (1985), Codice privato (1988), Il segreto (1990), L’alba (1991). Nel 1996 presentò alla Mostra del cinema di Venezia Cronache del terzo millennio, sulla resistenza di un gruppo di condomini allo sfratto da un enorme caseggiato. Nel 2009 diresse Le ombre rosse, film che contiene una critica alla politica del liberalismo economico, calando la lente di ingrandimento sulla distanza venutasi a creare tra la politica promossa dalla sinistra e la realtà. Nel 2011 diresse insieme a Ugo Gregoretti, Carlo Lizzani e Nino Russo il film documentario a episodi Scossa, dedicato al drammatico terremoto di Messina del 1908. Accanto al suo lavoro di regista cinematografico mantenne sempre altre attività ed in particolare quella saggistica con vari scritti di politica culturale. Ma fondamentale rimane l’attività politica e militante nella sinistra italiana (fino al 1989 membro della Commissione culturale della Direzione del PCI, dal 1992 nel Comitato politico nazionale di Rifondazione comunista) così come quella che potrebbe definirsi organizzativa e sindacale.

Giuliano Montaldo (Genova, 22 febbraio 1930 – Roma, 6 settembre 2023) Dopo alcune esperienze come attore (Achtung! Banditi!, 1952; Cronache di poveri amanti, 1954, entrambi di Carlo Lizzani), esordì come regista con Tiro al piccione (1961) e proseguì con Una bella grinta (1965), ma ottenne successo con produzioni meno impegnate. Affrontò poi una trilogia spettacolare sul potere: Gott mit uns (1970), Sacco e Vanzetti (1971) e Giordano Bruno (1973), rispettivamente sul potere militare, giudiziario e religioso. Con L’Agnese va a morire (1976) tornò al tema della Resistenza, passando quindi ad esperienze televisive con Circuito chiuso (1978), il colossale Marco Polo (1982) e altri lavori sperimentali sui sistemi ad alta definizione. Successivamente diresse i film Gli occhiali d’oro (1987), Il giorno prima (1987), Tempo di uccidere (1989), I demoni di San Pietroburgo (2008) e L’industriale (2011). Premiato nel 2007 con il David di Donatello alla carriera, nel 2018 vinse quello come miglior attore non protagonista per la sua interpretazione in Tutto quello che vuoi (2017) di Francesco Bruni.

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