Piero della Francesca ed il cinema

di Gianfranco Angelucci

Nel film cult di Valerio Zurlini “La prima notte di quiete”, Daniele Dominici (Alain Delon) professore di lettere al liceo di Rimini, accompagna a Monterchi con la sua vecchia Citroen, la bella studentessa Vanina di cui si è innamorato; porta la ragazza a visitare la Cappella di Santa Maria in Momentana, nel cimitero della cittadina, e le mostra l’immagine solenne e incantata della Vergine col ventre gonfio: “Attraverso i secoli – commenta – il destino ha scelto proprio la sua purezza. Lei ne sembra compresa, ma non felice: forse già sente oscuramente che quella vita misteriosa che giorno per giorno cresce in lei, finirà su una croce romana, come quella di un malfattore”. E per spiegare l’arcano recita i versi di Dante all’inizio del 31° Canto del Paradiso: “Vergine e madre, figlia del tuo figlio/ umile e alta più che creatura…” Un omaggio appassionato del regista alla Madonna del Parto che introduce il visitatore al mistero espressivo racchiuso nella ‘luce’ di Piero della Francesca. Ad essa, all’enigma della luce, è interamente dedicata la mostra che si è aperta ai Musei San Domenico di Forlì “Piero della Francesca /Indagine su un mito”.

Il cinema d’autore dunque si inchina al “monarca della pittura” così chiamato dal matematico contemporaneo fra Luca Pacioli, autore della “Divina proporzione”. E non è un richiamo isolato da parte della Settima Arte, come ben ricorda Marco A. Bazzocchi in uno degli splendidi e numerosi saggi che compongono l’opulento catalogo Silvana Editoriale. Anche Andrej Tarkovskij in “Nostalghia” dedica una sequenza alla Madonna di Monterchi; e un accenno al dipinto si trova persino nella sceneggiatura, mai realizzata da Fellini, “In viaggio con Anita”. Inoltre Danilo Donati, costumista di Pier Paolo Pasolini, nel film “La ricotta” abbiglia i sacerdoti del sinedrio con i copricapo monumentali e i paramenti ‘copiati’ dalle “Storie della Vera Croce”. Un autentico saccheggio amoroso.


 

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