Il figlio di Spartaco. Zorro tra gli antichi Romani

Il nostro parere

Il figlio di Spartaco (1962) ITA di Sergio Corbucci

Prendi Zorro, cambia i nomi dallo spagnolo al latino, inserisci qualche forzuto con tanto di pettorali bene in vista, viaggia fino in Egitto così puoi contare sulle piramidi come sfondo reale e avrai questo peplum d’annata. In più si sfrutta il filone commerciale più in voga del periodo e si usufruisce del traino dovuto al successo dello Spartacus di Kubrick uscito solo due anni prima.

Corbucci dirige una storiaccia ma con buon senso e misura. E’ un film molto omogeneo che non presenta particolari cadute, anzi. Se la recitazione di Reeves è davvero ingessata e quella di Ombretta Colli (allora giovanissima) è appena accettabile, gli altri attori posano con diligenza e professionalità. Gianna Maria Canale è perfida il giusto, Jacques Sernas è cattivo quanto basta, Claudio Gora è un Crasso davvero cattivo e avido.

Il punto debole è nell’identificazione con Zorro. Rando, nobile dopo aver scoperto di essere il figlio naturale di Spartaco, poi affidato a Romani, si mette un mascherone tipo Zorro e quando ferisce i nemici, gli lascia una S disegnata con il filo della spada. Doveroso, invece, citare l’uso della profondità dello spazio in alcune lussuose inquadrature del regista.

Le scene d’azione risultano un po’ deboli, i dialoghi decisamente poco ispirati, ma in complesso si può dire che il prodotto non manchi di dignità.

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