Io e mio fratello

Il nostro parere

Io e mio fratello (2023) ITA di Luca Lucini


Quando Sofia viene a sapere che Michela, suo primo e unico amore, sta per sposare proprio suo fratello Mauro, decide di lasciare Milano e tornare in Calabria. Qui, fratello e sorella saranno costretti a capirsi e a scegliere chi voler diventare.


Io e mio fratello non è buono perché originale, ma perché sa dosare gli elementi della commedia nell’esecuzione di quella che è, dopo tutto, una formula affidabile: il legame con le proprie origini e la terra, i rapporti familiari difficili che devono trovare una soluzione dopo tante incomprensioni, situazioni che anche quando volgono al peggio sono sempre tra l’amorevole e il divertente

Lucini punta molto sulla freschezza recitativa dei personaggi che sono stati scelti tutti con avvedutezza, soprattutto quelli apparentemente secondari che sanno pronunciare le battute migliori (“Sono un rapper” “Mi dispiace”).

La parte migliore del film è senz’altro quella iniziale in cui Sofia viene delineata nella sua energia creativa confusa, nella sua graffiante ironia e nell’anticonformismo. Lucini riesce a rendere tutto ciò naturale, avulso da ogni forzatura ed è un peccato vederla sfiorire nella seconda parte dove tutto diventa quasi inevitabile, se non scontato.

Tuttavia, la fotografia di Manfredo Archinto tiene il film in una solarità contagiosa, così come il sorriso che permane nonostante tutto (o quasi) si concluda come da previsioni unanimi. Comunque, Lucini dimostra padronanza dei tempi della commedia e grande affidabilità e Denise Tantucci è brava.

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