Chi è senza colpa. La barriera tra bene e male

Il nostro parere

Chi è senza colpa (2014) di Michael Roskam

Hardy è un notevole attore, ormai sa reggere sulle sue spalle un intero film. Lo ha mostrato in Bronson, lo ha confermato in Locke: due maiuscole prove attoriali che lo hanno messo definitivamente tra i più grandi della sua generazione. Anche in quest’opera riesce a costruire un personaggio originale, completo, ricco di sfumature che sanno dare la profondità dell’anima dell’uomo, al di là del limitato lessico, oltre la difficoltà di comunicare con gli altri.
Contornato da altri ottimi interpreti (James Gandolfini al suo ultimo film prima della prematura morte, la svedese Noomi Rapace e il belga Mathias Schonaerts) delinea il ritratto di un uomo disperato, che ha accettato la mediocrità dell’esistenza ed il peso della colpa. La sua spaventosa solitudine è narrata all’interno di un duro noir, scritto da Dennis Lehane, con accenni e silenzi.

Ogni personaggio è perso nella malinconia di aver gettato la vita, costretto ad un’esistenza di menzogne e in continua fuga da se stessi. Non c’è, però, salvezza, ma solo la qualità della sopravvivenza.
Il regista è il belga Roskam, qua al suo secondo film, che si preannuncia come un artista interessante e capace.

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