Il David di Donatello è giunto alla sua 66 edizione ed ha premiato una serie di film, mostrandosi attento alla qualità e all’intelligenza, premiando le opere che lasciano dietro di sè tanto, spesso un sentimento di incertezza, segnale che hanno colpito in profondità, lasciando impressioni e sensazioni che fanno ricordare un’opera.
Ha vinto un premio Tolo tolo (regia di Checco Zalone) per la miglior canzone. Simpatica, per carità, ma il premio ha lasciato stupiti tutti, a partire dell’attore pugliese che non ci credeva di aver battuto Io sì della Pausini.
Un premio anche ad Hammamet (regia di Gianni Amelio) per l’incredibile trucco a Favino, uguale a Craxi in modo impressionante.
A sorpresa un solo David anche a Favolacce, (regia dei fratelli D’Innocenzo) un film amato moltissimo dalla critica che qua l’ha spuntata solo per il miglior montaggio mentre al Nastro d’argento ha fatto incetta di riconoscimenti.
Il miglior regista esordiente è Pietro Castellitto, autore de I predatori. Tanti complimenti poi ma solo quel premio.
Lontano lontano (regia di Gianni di Gregorio) vince per la sceneggiatura non originale, grazie al non più giovane regista, sempre sensibile nella narrazione della vecchiaia.
Il momento clou della serata è stato però il premio, l’unico, dato a Figli (regia di Giuseppe Bonito), premio consegnato alla figlia di Mattia Torre, per la migliore sceneggiatura originale. Torre è scomparso nel luglio del 2019 per un timore ed un brivido di commozione ha attraversato la sala quando la ragazzina ha ringraziato tutti e ricordato il papà.
Altro momento importante è stato il titolo di Miglior attrice protagonista consegnato alla mitica Sophia Loren per La vita davanti a sé (regia di Edoardo Ponti). La Loren ha vinto il settimo David della sua vita in questa categoria ad 86 anni, diretta dal figlio e dopo un’assenza dagli schermi di oltre 10 anni.
Netflix ha voluto la commedia L’incredibile storia dell’isola delle rose (regia di Sidney Sibilia) un prodotto uscito dalla Groenlandia di Sibilia e Rovere, casa di produzione che sfonda i consueti limiti del cinema italiano con intelligenza e coraggio. Quest’opera si è aggiudicata tre David per la Miglior attrice e il Miglior attore non protagonista, nonchè per gli effetti speciali
Tre David per Miss Marx (regia di Susanna Nicchiarelli) originale e coraggiosa biografia della figlia dello scrittore del Capitale che viene rappresentata con uno stile che copisce. Per quest’opera il premio come miglior produzione, miglior musica e migliori costumi
Il trionfatore, senza discussioni, di questa edizione è Volevo nascondermi (regia di Giorgio Diritti) che ha vinto 7 statuette, conquistando il premio per il miglior film, regia, fotografia, scenografia, acconciature, suono e per il miglior attore protagonista. Vale la pena dire, per quest’ultima categoria, che c’erano tre interpretazioni entusiasmanti in gara quest’anno. Il Craxi di Favino è prodigioso, un lavoro di mimesi pazzesco; Kim Rossi Stuart è commovente in Cosa sarà, mostrando una sensibilità rarissima e una grandissima qualità nella recitazione. Il vincitore, Elio Germano, è semplicemente incredibile nel ruolo di Ligabue. Era davvero difficile dire chi è il più bravo tra i tre; per questo motivo vanno citati tutti senza distinzioni.