Finalmente l’alba

Il nostro parere

Finalmente l’alba (2023) ITA di Saverio Costanzo


Roma, anni Cinquanta. La diciottenne Mimosa si reca a Cinecittà con la sorella per partecipare ai provini delle comparse di un kolossal americano girato all’epoca della Hollywood sul Tevere, e a sorpresa viene scelta per un ruolo minore. La star del film, Josephine Esperanto, prende a cuore l’innocenza della ragazza e la sua estraneità a quel mondo di finzione, e trascina Mimosa con sé in una notte brava attraverso i luoghi della “dolce vita” romana, fra attori hollywoodiani e faccendieri che ronzano attorno al microcosmo del cinema.


Lo sceneggiatore-regista italiano Saverio Costanzo ha offerto al festival del cinema di Venezia un divertimento senza pretese con questo divertente film: un melodramma gustoso e romantico con una vivida vena di surrealtà nella tradizione di Federico Fellini o di Woody Allen.

È la storia di un anatroccolo di bellezza non convenzionale che diventa più un cigno che le persone glamour che idolatra; i suoi sogni diventano realtà nella Roma degli anni ’50 nel periodo d’oro di Cinecittà. Ci sono divi del cinema americano seducenti e immorali contro l’eroina sconcertata e fiabesca Rebecca Antonaci.

Non incontrare mai i tuoi eroi, dicono. La maggior parte delle volte può culminare in una delusione, soprattutto se vuoi preservare la magia del film, delle singole personalità del cinema che tremolano sullo schermo. Chiunque non abbia interiorizzato questa saggezza può capire le motivazioni nel dramma storico di Saverio Costanzo che mostra il potere seduttivo del cinema, per poi dare uno sguardo rivelatore dietro le quinte.

Questa legge non scritta è però già una conclusione e produce una certa mancanza di immaginazione non solo per il film stesso, ma anche nello sviluppo delle relazioni. Mimosa, la bellezza inesperta, può prima imparare che ognuno dovrebbe rimanere nella propria sfera. Cosa si dovrebbe desiderare con i ricchi e belli se un gioco sbagliato viene giocato lì tutto il tempo? Una volta che Mimosa deve recitare una poesia, può solo rimanere in silenzio e piangere fino a quando il suo pubblico scoppierà anche in lacrime. Costanzo si appoggia molto su un cast riuscito in cui spicca la recitazione spontanea di Rebecca Antonaci, una vera sorpresa.

C’è una ricchezza citazionista che ci rivela i grandi amori dell’autore. I richiami costanti a Fellini e a Visconti sono esemplari e fanno battere i cuori senza però effettivamente scaldarli pur con un tono divertito che fa uscire dalla sala leggeri.

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