Burning – L’amore brucia (2018) KOR di Lee Chang Dong
Quando Jongsu, un aspirante scrittore, incontra Haemi, un’amica d’infanzia, si innamora di lei. La ragazza, però, parte per un lungo viaggio e ritorna con un nuovo fidanzato, tanto ricco quanto misterioso, che confessa di avere una strana passione.
La narrazione di questo film è scivolosa, spazia dal romance alla tragedia, al mistero, fino a qualcosa di più inquietante, qualcosa di scuro e magmatico. Ma una volta che si arriva lì, si comprende che non poteva andare diversamente. Questo senso di sorpresa e inevitabilità è un marchio di scrittura veramente magistrale (grazie a Lee e al co-sceneggiatore Oh Jung-mi) e a una regia così abile che sembra di essere sospesi un intreccio invisibile di sguardi e scambi, segreti e bugie, inganni e crudeltà.
Ogni nuovo sviluppo semina il successivo e cambia la prospettiva su ciò che è avvenuto prima, fino a un climax dove questi oscillanti ribaltamenti avvengono in un singolo momento scioccante, lasciandoti sconcertato: una storia che è completamente esaurita e pienamente soddisfacente, ma eternamente, ardentemente misteriosa.
La maestria della regia si manifesta nel modo in cui il film riesce a mantenere lo spettatore intrappolato in una rete di tensione crescente. Ogni scena è calibrata con precisione, con sguardi e gesti che parlano quanto i dialoghi, costruendo un’atmosfera di inquietudine palpabile. La scrittura brilla per la sua capacità di trasformare la narrativa in un percorso emotivo e intellettuale, dove ogni rivelazione non solo aggiunge profondità alla trama, ma ristruttura retroattivamente tutto ciò che si pensava di sapere.