10 attori morti nel 2018

Dopo aver ricordato gli attori italiani scomparsi, ecco un omaggio agli attori di tutto il mondo che ci hanno lasciato nel 2018. Uno tra di loro è stato un sex symbol negli anni 80. Poi tanti volti noti per le loro innumerevoli partecipazioni a film e serie televisive cui hanno prestato la loro professionalità. Riguardare i loro visi aiuterà tutti noi a riportare alla memoria quante volte li abbiamo visti e quanto ci mancheranno. I primi due sono messi al decimo posto perchè era impossibile davvero scinderli per i tantissimi lavori fatti in ruoli secondari. Così anche gli altri che non hanno avuto praticamente mai ruoli la possibilità di essere protagonisti. Infine un sex symbol e un personaggio che negli anni settanta è stato davvero un gigante per la sua fisicità.

10 John Mahoney (1940-2018) Nato a Blackpool, si spostò negli Stati Uniti dove ottenne la cittadinanza. Divenne docente di lingua e letteratura inglese. Insoddisfatto della sua carriera, cadde in uno stato di depressione, dal quale uscì grazie alla sua partecipazione come attore in una compagnia teatrale. John Malkovich, gli consigliò di unirsi alla Steppenwolf Theatre Company, con la quale vinse numerosi premi, tra cui un Tony Award. Mahoney intraprese poi una carriera nel cinema, perlopiù come caratterista.  Il suo primo successo fu Suspect – Presunto colpevole di Peter Yates, al quale seguono numerose partecipazioni in altre produzioni internazionali, E’ notissimo per la sitcom Frasier (1993-2004), con la cui partecipazione ha raggiunto il culmine della sua carriera televisiva.

10 Donald Moffat (1930-2018) Iniziò la sua carriera di attore teatrale a Londra debuttando all’Old Vic Theatre. Si è trasferito a New York nel 1963. Ha vinto un Drama Desk Award con Jason Robards come miglior attore protagonista per una ripresa di Arriva l’uomo del ghiaccio (1986) e ha vinto un Obie Award per Painting Churches nel 1983. Ha preso parte come attore a numerosi film per il cinema e per la televisione; il suo miglior ruolo è probabilmente quello del corrotto presidente degli Stati Uniti in Sotto il segno del pericolo (1994). Ha lavorato con Altman (Popeye, La fortuna di Cookie), Malle, Costa Gavras, De Palma.


9 Joseph Campanella (1924-2018) A partire dal 1955 vanta circa 200 interpretazioni, tra film e serie televisive e film per il grande schermo. Di origini siciliane, nei primi anni della sua carriera partecipò a diverse serie televisive, tra le quali Gli intoccabili, I sentieri del west, Missione Impossibile, Mannix. Comparve anche in diversi episodi di Ironside, Giorno per giorno, Quincy, Love Boat e decine di altre serie. Tra gli altri suoi film, da ricordare Il massacro del giorno di San Valentino (1967), Meteor (1979) e Prigionieri della Terra (1981). Anche nei primi anni novanta comparve frequentemente sul grande schermo con Passione fatale, Quando la vendetta ha quattro braccia, Prova di forza, Café Romeo. Tra il 1996 ed il 2005 interpretò Jonathan Young nella soap di culto Beautiful.

8 R. Lee Ermey (1944-2018) Ex-Drill Instructor (grado comparabile al Sergente Istruttore) dei Marines, recitò spesso nel ruolo di figure autoritarie, come il sergente maggiore Hartman di Full Metal Jacket, il sindaco Tilman nel film di Alan Parker Mississippi burning, il capo ufficio Frank Martin di Willard il paranoico, il giudice Clawson in L’isola dell’ingiustizia – Alcatraz, e il sadico sceriffo Hoyt del remake del 2003 di Non aprite quella porta. Nel corso della sua carriera è apparso in circa sessanta film tra cui Dead Man Walking – Condannato a morte, Seven, Via da Las Vegas, Assatanata, L’uomo di casa e Toy Soldiers – Scuola di eroi. Inoltre ha prestato la voce al personaggio del Sergente di Toy Story – Il mondo dei giocattoli e Toy Story 2, ed è apparso in alcune serie animate tra cui I Simpson, I Griffin, Spongebob, in due puntate della serie tv Dr. House, in Una pallottola spuntata 33 1/3 e in diversi videogiochi.

7 Peter Donat (1928-2018) Nato in Canada, si è trasferito negli Stati Uniti per studiare arte drammatica. Ha iniziato la sua carriera recitando in alcune serie televisive, mentre al cinema è apparso soprattutto a fianco di Michael Douglas. Ha recitato in film importanti come Il padrino parte II (1974) FIST (1978) Sindrome cinese (1979) Tucker (1988), Skin Deep (1989), La guerra dei Roses (1989), The game (1997).

6 David Odgen Stiers (1942-2018) Studia recitazione alla Juilliard. In televisione recitò nel Mary Tyler Moore show, Kojak e Rhoda, Charlie’s Angels. Nel 1977, entra nel cast della sitcom M*A*S*H come maggiore Charles Emerson Winchester III. Per il suo ritratto del nobile pomposo ma comunque multidimensionale, ha ricevuto due Emmy Award. Apparve regolarmente in Star Trek: The Next Generation, La signora in giallo, Frasier, ALF, Matlock, The Dead zone, Stargate Atlantis.  Nel cinema partecipa a  Yellow 33 di Jack Nicholson e alla commedia di George Burns, Bentornato Dio!, L’uomo con la scarpa rossa, Turista per caso, Doc Hollywood – Dottore in carriera e Cercasi tribù disperatamente. Negli anni novanta, ha fatto parte del cast di Woody Allen in Ombre e nebbia, La dea dell’amore, Tutti dicono I Love You, e La maledizione dello scorpione di giada. .

5 John Gavin (1931-2018)  I suoi ruoli più famosi sono nei film Tempo di vivere (1958), tratto dal romanzo di Erich Maria Remarque, e Lo specchio della vita (1959), entrambi diretti da Douglas Sirk. Ha partecipato anche a Spartacus (1960) di Kubrick. Nel 1971 Gavin fu contattato per interpretare James Bond in Agente 007 – Una cascata di diamanti e nel 1973 per Agente 007 – Vivi e lascia morire. Non ottenne comunque la parte che fu affidata rispettivamente a Sean Connery e Roger Moore. Fu presidente della Screen Actors Guild dal 1971 al 1973. Ha partecipato a diverse serie come Fantasilandia, Love boat, Cuore e Batticuore. Per metà messicano, fu nominato ambasciatore in Messico dal Presidente Reagan dal 1981 al 1986.

4 Tab Hunter (1931-2018) Fece il debutto cinematografico con un ruolo minore in Linciaggio (1950) di Joseph Losey. L’aspetto attraente e il fisico atletico gli consentirono di ottenere un ruolo romantico ne L’isola del peccato (1952) e alcune parti da co-protagonista in Il segreto del Sahara (1953), Ritorno all’isola del tesoro (1954) e La belva (1954). La consacrazione giunse con il film bellico Prima dell’uragano (1955). L’attore divenne una delle star della Warner, idolatrato dalle teenager d’America. In Le colline bruciano (1956) e La ragazza che ho lasciato (1956), formò una coppia di grande seguito con Natalie Wood. La seconda metà degli anni 50 fu il periodo di maggior successo, culminato con il ruolo da protagonista nel musical Damn Yankees! (1958). Nello stesso periodo incise alcuni hit di successo in qualità di cantante. Durante gli anni 60 la sua carriera fu discontinua, con sporadiche apparizioni sul grande schermo in pellicole d’avventura come 20.000 leghe sotto la terra (1965), alternate a interpretazioni per la televisione. Nella seconda metà del decennio si trasferì in Europa per girare film come Agguato nel sole (1967) e Quel maledetto ponte sull’Elba (1969). Negli anni 70 si limitò a comparire in episodi di serie televisive, come Cannon (1972), L’uomo da sei milioni di dollari (1975), Ellery Queen (1976) e Hawaii Squadra Cinque Zero (1978). L’occasione per un rilancio giunse all’inizio degli anni 80, grazie a due felici incursioni nel genere trash quale partner dell’attore e drag queen Divine in Polyester (1981) di John Waters e Lust in the Dust (1985) di Paul Bartel, pellicole in cui si divertì a riproporre il proprio vecchio ruolo di “belloccio” in chiave satirica. In occasione del volume autobiografico Tab Hunter Confidential: The Making of a Movie Star, confermò la propria omosessualità. Negli anni 50 intrattenne una relazione sentimentale con Anthony Perkins e dal 1982 con il produttore Allan Glaser.

3 Bradford Dillman (1930-2018) Durante gli anni del college, iniziò a recitare in produzioni teatrali scolastiche. In seguito entrò all’Università di Yale, dove studiò recitazione, ricevendo la chiamata alle armi nel 1948. Ottenuto il congedo, si trasferì a New York, dove iniziò a recitare nei teatri off Broadway, e si iscrisse all’Actor’s Studio di Lee Strasberg con James Dean, Eli Wallach e Patricia Neal. L’esordio a Broadway risale al 1956 nel dramma Long Day’s Journey into Night di Eugene O’Neill, accanto a Fredric March e Jason Robards, guadagnandosi un Tony Award. L’interpretazione consentì a Dillman di attirare l’attenzione di Darryl F. Zanuck che lo scritturò nel melodramma Un certo sorriso (1958) di Jean Negulesco, accanto a Rossano Brazzi e Joan Fontaine. L’anno successivo diede una memorabile interpretazione nel film Frenesia del delitto (1959), accanto a Dean Stockwell, dove impersonò il giovane psicopatico Artie Straus, uno dei due famigerati assassini della buona società difesi da Jonathan Wilk (Orson Welles), un avvocato idealista e contrario alla pena capitale. Il ruolo valse a Dillman un premio al Festival di Cannes quale miglior interpretazione maschile (ex aequo con Stockwell e Welles), e una serie di intense interpretazioni successive, da Francesco d’Assisi (1961), al dramma Il grande peccato (1961), tratto dalla pièce di Faulkner. Successivamente l’attore fu spesso relegato a ruoli di malvagio dai nervi d’acciaio, tendenzialmente in parti da caratterista. Nella prima metà degli anni sessanta, Dillman fu un assiduo interprete televisivo. L’attività sul piccolo schermo coincise con un progressivo diradarsi delle apparizioni cinematografiche, limitate a ruoli di carattere in film, quali il kolossal bellico Il ponte di Remagen (1969), il fantascientifico Fuga dal pianeta delle scimmie (1971), l’intenso dramma Come eravamo (1973), di Sydney Pollack, il poliziesco Cielo di piombo, ispettore Callaghan (1976). Dillman lavorò nuovamente con Eastwood in Coraggio… fatti ammazzare (1983). Il massimo impegno televisivo di Dillman si concentrò negli anni settanta e ottanta, periodo in cui partecipò a serial come Barnaby Jones, Falcon Crest e La signora in giallo.

2 Charles Aznavour (1924-2018) Nasce a Parigi il 22 maggio del 1924 da Micha Aznavourian, un immigrato armeno originario di Akhaltsikhe (nell’odierna Georgia). Fin da giovanissima età è inserito dai genitori nel mondo teatrale parigino, iniziando l’attività artistica all’età di nove anni con il nome d’arte di Aznavour. Il suo colpo di fortuna giunge nel 1946, quando viene scoperto da Édith Piaf, che lo porta in tournée in Francia, negli Stati Uniti d’America e in Canada. Se nel 1950 raggiunge la notorietà sul mercato francofono, sei anni dopo diventa una vera e propria star grazie alle esibizioni all’Olympia e alla canzone Sur ma vie, che arriva in prima posizione per quattro settimane. All’attività di cantautore, Aznavour ha affiancato una notevole carriera di attore, che lo ha portato a partecipare a oltre 60 film, esordendo come protagonista nel 1959 con Dragatori di donne (Les Draguers) di Jean-Pierre Mocky, nel 1960 in Tirate sul pianista di François Truffaut. Altre partecipazioni da ricordare sono state nei film …e poi, non ne rimase nessuno (1974) e Ararat (2002).

1 Burt Reynolds (1936-2018) Di origini irlandesi e cherokee da parte di padre, debutta in televisione, interpretando a cavallo tra i 50/60 diverse serie popolari con Hawk l’indiano (1966). Nello stesso anno recita nello spaghetti western Navajo Joe di Sergio Corbucci, che egli stesso definiva il film più brutto a cui avesse mai preso parte, al punto da consigliarne la proiezione solo sugli aerei e nelle carceri, dove gli spettatori non hanno via d’uscita. Il grande successo arriva nel 1972 con Un tranquillo weekend di paura di John Boorman. Due anni dopo è protagonista di Quella sporca ultima meta di Robert Aldrich, nel ruolo di un giocatore di football, sport del quale era stato realmente un buon giocatore. Negli anni ottanta partecipa a film di discreto successo come il dittico La corsa più pazza d’America (1981) e La corsa più pazza d’America n. 2 (1984) di Hal Needham e doppia il film animato Charlie – Anche i cani vanno in paradiso (1989) di Don Bluth, da questi scritto appositamente pensando allo stesso Reynolds per il personaggio del cane Charlie. Nel 1997 recita in Boogie Nights – L’altra Hollywood di Paul Thomas Anderson, per il quale viene candidato al premio Oscar come migliore attore non protagonista. Dal 1976 al 2000 si è anche autodiretto in cinque pellicole cinematografiche, tuttavia senza mai ottenere grande successo. Dopo essere stato guest-star in un episodio del 2002 della serie televisiva X-Files, tra il 2006 e il 2009 ha partecipato a tre episodi di quella My Name Is Earl nei panni del ricco magnate Chubby. Ha prestato la sua voce anche nei videogiochi di Grand Theft Auto. Ha lavorato, tra gli altri, con Alan J. Pakula, Sargent, Sarafian, Bogdanovich, Donen, Jewison, Figgis. E’ stato anche regista in pellicole complessivamente di scarso successo. Ha interpretato il sottovalutato I miei problemi con le donne di Blake Edwards, prima di lavorare, negli ultimi dieci anni, in opere di basso livello.

 

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