10 attori morti nel 2014

10. Ed Nelson (New Orleans, 21 dicembre 1928 – Greensboro, 9 agosto 2014) Ha recitato in oltre 40 film dal 1952 al 2003 ed è apparso in oltre 140 produzioni televisive dal 1957 al 1995. Interpretò, tra gli altri, il ruolo di Michael Rossi in 436 puntate della soap opera Peyton Place dal 1964 al 1969. Caratterista molto riconosciuto più che conosciuto. Il suo volto è immediatamente riconoscibile per quasi tutti.

9. Sid Caesar (Yonkers, New York, 8 settembre 1922 – Beverly Hills, 12 febbraio 2014) Il suo vero nome era Isaac Sidney Caesar. Attore poliedrico e musicista, ottenne negli Stati Uniti d’America grande successo negli anni cinquanta, con la conduzione del programma televisivo Your Show of Shows, che annoverava tra gli autori Mel Brooks. Nella sua carriera ha conquistato due Emmy Awards. Approdato al cinema nell’immediato dopoguerra, ha recitato in oltre 60 pellicole cinematografiche, tra cui grandi successi come Grease.

8. KarlHeinz Bohm (Darmstadt, 16 marzo 1928 – Grödig, 29 maggio 2014), raggiunse la notorietà negli anni cinquanta interpretando la serie di film sulla principessa Sissi, al fianco di Romy Schneider, e sotto la direzione del regista Ernst Marischka. Per alcuni anni Böhm rimase ancorato alla figura del giovane e biondo imperatore. Solo nel 1960, riuscì a interpretare un complesso ruolo negativo di assassino, nel film britannico L’occhio che uccide (1960) di Michael Powell. Per alcuni anni Böhm sfruttò la notorietà conquistata, partecipando a importanti produzioni statunitensi, come I quattro cavalieri dell’Apocalisse (1962) di Vincente Minnelli, Avventura nella fantasia (1962), in cui impersonò il favolista Jacob Grimm, e la commedia Appuntamento fra le nuvole (1963), mentre in Francia girò Rififi a Tokyo (1963). Nel 1968, scoprì la miseria e la disperazione delle popolazioni africane a cui decise successivamente di dedicare un’associazione internazionale chiamata “Menschen für Menschen”, fondata nel 1981 allo scopo di combattere la povertà in Etiopia. Non abbandonò comunque mai del tutto il cinema, continuando a recitare anche per autori, come Rainer Werner Fassbinder nei film Il diritto del più forte (1975) e Il viaggio in cielo di mamma Kusters (1975).

7. Ken Takakura (Kitakyūshū, 16 febbraio 1931 – Tokyo, 10 novembre 2014). E’ stato una grande stella del cinema giapponese, noto per il suo stile meditativo e il suo portamento stoico impressi in tutti i personaggi da lui interpretati. La sua fama in occidente è legata a partecipazioni particolari in produzioni americane quali Yakuza (1975) di Pollack o Black Rain (1989) di Ridley Scott.

6. Bob Hoskins (Bury St. Edmunds, 26 ottobre 1942 – Bury, 29 aprile 2014). Abbandonati gli studi a 15 anni, dopo diversi lavori saltuari cominciò a recitare in teatro per . Iniziò la carriera cinematografica nel 1972 ma è nel 1980 che Hoskins, con l’interpretazione di un gangster in Quel lungo venerdì santo, cattura l’attenzione della critica. Dopo aver interpretato Pink Floyd The Wall (1982), veste i panni di George, un ex-galeotto riciclatosi autista di una prostituta nera d’alto bordo, di cui ben presto si infatuerà, nella pellicola di Neil Jordan Mona Lisa (1986). Grazie a questa interpretazione vince il Golden Globe, il BAFTA e il premio per la miglior interpretazione maschile al Festival di Cannes, oltre a conseguire una nomination per il Premio Oscar come miglior attore protagonista. La notorietà internazionale arriverà però nel 1988 grazie ad un ruolo comico, quello dell’investigatore privato Eddie Valiant in Chi ha incastrato Roger Rabbit di Robert Zemeckis. Capace di destreggiarsi egregiamente sia in ruoli drammatici sia in ruoli comici, prende parte a diverse pellicole quali Cotton Club (1984), Brazil (1985), Sirene (1990), Hook Capitan Uncino (1991) e Lady Henderson presenta (2005) per il quale ottenne la candidatura al Golden Globe come miglior attore non protagonista. Impersonò Berija ne Il proiezionista del regista russo Končalovskij, J. Edgar Hoover nel film Gli intrighi del potere di Oliver Stone (1995), Chruščёv ne Il nemico alle porte di Jean-Jacques Annaud (2001). Nel film Ventiquattrosette (1997) interpretò un ex-pugile che, con l’intento di allontanare dalla criminalità i giovani di una piccola cittadina inglese, apre un centro di boxe, ruolo che gli valse l’European Film Awards per il miglior attore. Attivo sul versante televisivo, ha preso parte ad alcune fiction italiane di grande successo comeIl Papa buono, dove interpretava Papa Giovanni XXIII, Io e il Duce, nel quale veste i panni di Mussolini, e Pinocchio nel quale ricopre il ruolo di Geppetto.

5. Eli Wallach (New York, 7 dicembre 1915 – New York, 24 giugno 2014) Interprete di grande talento e versatilità, ha sempre alternato, durante tutta la sua carriera, l’attività teatrale a quella cinematografica. Esordì in teatro dove era uno degli attori preferiti da Tennessee Williams per passare al cinema proprio con un’opera dello stesso autore Baby doll (1956) di Kazan. Si mise definitivamente in luce con il capo banda de I magnifici sette (1960) di John Sturges. John Huston gli affidò così la parte di uno dei cacciatori di cavalli selvatici innamorato della fragile Roslyn (Marylin Monroe) in The misfits (1961; Gli spostati), da lui resa con grande naturalezza. Fu quindi un rapinatore di treni nell’episodio di Hathaway del western How the West was won (1962; La conquista del West). In seguito, lavorò accanto a Peter O’Toole sia in Lord Jim (1965) di Richard Brooks, sia nella commedia How to steal a million (1966; Come rubare un milione di dollari e vivere felici) di William Wyler. Sergio Leone seppe sfruttarne al meglio la vena buffonesca in Il buono, il brutto, il cattivo. I due costruirono il farsesco Tuco, personaggio assai amato e destinato a rivelarsi una figura centrale nella storia del genere. Divenuto improvvisamente un divo a livello internazionale, W. tenne a battesimo con verve il duo Bud Spencer-Terence Hill nel picaresco I quattro dell’Ave Maria (1968) di Giuseppe Colizzi. Si cimentò poi in un ruolo drammatico in The people next door (1970; L’uomo della porta accanto) di David Greene per ritornare al western con Viva la muerte… tua! (1971) di Duccio Tessari. Divenuto nel frattempo un affermato interprete televisivo, è tornato al cinema con il dramma Nuts (1987; Pazza) di Martin Ritt, per poi prender parte a The two Jakes (1990; Il grande inganno) di Jack Nicholson, seguito di Chinatown (1974) di Roman Polanski. Successivamente ha interpretato con classe Don Altobello, in The godfather, part III (1990; Il padrino ‒ Parte terza) di Francis Ford Coppola.

4. Maximilian Schell (Vienna, 8 dicembre 1930 – Innsbruck, 1 febbraio 2014) Grande attore di teatro, pur considerando il cinema un mestiere secondario vi ha portato la sua singolare intensità di interprete e il suo stile di recitazione nevrotico ed energico. Ha ottenuto un Oscar come miglior attore protagonista nel 1962, per Vincitori e vinti (1961) di Stanley Kramer. Si è cimentato anche nella regia: i suoi Erste Liebe (1970) e Il pedone (1973;) hanno conquistato una nomination all’Oscar nella categoria del miglior film straniero, così come nel 1985 Marlene (1984) se n’è aggiudicata una come miglior documentario. Dopo una notevole carriera teatrale, debuttò nel cinema. Nel 1958 ricoprì il ruolo di un ufficiale nazista in un film USA girato in Germania, I giovani leoni di Edward Dmytryk. Girò altri due film a Hollywood: Vincitori e vinti, con cui riscosse un vasto successo interpretando l’avvocato difensore di un giudice processato per essersi compromesso con il nazismo; Signora di lusso (1962) di Daniel Mann. Anche dopo il ritorno in Europa lavorò soprattutto in produzioni americane come Cronache di un convento (1962) di Dmytryk, Topkapi (1964) di Jules Dassin; Chiamata per il morto (1967) di Sidney Lumet, Giulia (1977) di Fred Zinnemann, ruolo per il quale ottenne una nomination all’Oscar come migliore attore non protagonista, Avalanche Express (1979) di Mark Robson. Impersonò ancora militari tedeschi, violenti o disillusi, in I sequestrati di Altona (1962) di Vittorio De Sica, Dossier Odessa (1974) di Ronald Neame, La croce di ferro (1977) di Sam Peckinpah, Quell’ultimo ponte (1977) di Richard Attenborough. Dopo essersi dedicato per un lungo periodo prevalentemente alle produzioni televisive, dall’inizio degli anni Novanta è tornato ad apparire con frequenza in film per il grande schermo.

3. Mickey Rooney (New York 23.9.1920 – Los Angeles 6.4.2014). La piccola statura, il volto rotondo e la straordinaria esuberanza (che per molto tempo gli fecero dimostrare meno della sua età anagrafica) ne fecero il più noto “eterno fanciullo” di Hollywood e tra il 1937 e il 1944 uno degli attori dal cachet più alto. Ma finì per essere prigioniero di un’immagine in cui personaggio e interprete tendevano agli occhi del pubblico a confondersi, come testimonia l’Oscar speciale assegnatogli nel 1938 (insieme a Deanna Durbin) per essere stato «personificazione della gioventù americana». Dalla fine degli anni 1940, tramontata la sua popolarità e fu costretto a passare a parti di secondo piano dovepoté occasionalmente dimostrare il suo talento drammatico. Nel 1982 ha ricevuto anche un Oscar alla carriera. Tra i suoi film più noti: Capitani coraggiosi (1937), La città dei ragazzi (1938), Ragazzi attori (1939), Il Gran Premio (1943), I ponti di Toko Ri (1954) Colazione da Tiffany (1961), Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo mondo (1963), Una notte al museo (2006).

2. James Garner (Norman, 7 aprile 1928 – Los Angeles, 19 luglio 2014) Nome d’arte di James Scott Baumgarner, si è affermato negli anni Sessanta nel cinema e in televisione. È stato un attore dotato di un’ironia naturale oltre che da una grande fisicità che usava con disinvoltura e grazia. La sua affermazione giun con la serie televisiva western Maverick (1957-1962). Il primo ruolo cinematografico importante giunse con il film bellico (1958; Commandos) di William A. Wellman, cui seguirono, durante i primi anni Sessanta, interpretazioni più significative in commedie che gli dettero modo di far emergere l’innato fascino di uomo spiritoso e intraprendente, rendendo vivaci e briosi i suoi personaggi. Fu al fianco di Kim Novak (1962; Venere in pigiama), di Doris Day (1963; Quel certo non so che) – (1963; Fammi posto tesoro), di Lee Remick (1963; Letti separati) (1968; Uffa papà quanto rompi!). Più eccentrici gli exploit brillanti nella non risolta commedia nera (1965; L’arte di amare), e soprattutto nella farsa antimilitarista (1964; Tempo di guerra, tempo d’amore), che lo vide accanto a Julie Andrews. Garner alternò questi suoi più consueti ruoli a quelli di coraggioso uomo d’azione come La grande fuga (1963) di John Sturges,. Da ricordare poi l’ottima prova nel film drammatico Grand Prix (1966) di John Frankenheimer. Dalla seconda metà degli anni Sessanta, tentò di rilanciare e ridefinire la sua carriera, interpretando L’investigatore Marlowe (1969) di Paul Bogart, in cui seppe offrire una notevole attualizzazione del personaggio di Raymond Chandler. Successivamente, più che come interprete di alcuni polizieschi per il grande schermo, tornò alla ribalta come protagonista di una fortunata serie televisiva, in cui è un investigatore privato, The Agenzia Rockford (1974-1980). A partire dagli anni Ottanta, ha acquisito un aplomb autoironico, sfruttato con grande efficacia in due commedie di Blake Edwards (1982, Victor Victoria; 1988, Sunset ‒ Intrigo a Hollywood), nel remake cinematografico del telefilm Maverick (1994) di Richard Donner, e nel melanconico Space cowboys (2000) di Clint Eastwood, interpretato insieme allo stesso regista, a Donald Sutherland e Tommy Lee Jones.

1. Robin Williams e Philip Seymour Hoffman

Di questi due giganti del cinema abbiamo già parlato a lungo in appositi post. Il dolore per la loro perdita è ancora enorme. Ora lasciamo parlare solo le immagini.

 

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