Visages, villages – In ricordo di Agnès

Il nostro parere

Visages, villages (2017) FRA di Agnès Varda

L’incontro tra la quasi novantenne Varda e il giovane fotografo JR ha dato vita ad un progetto entusiasmante. In viaggio per la Francia i due hanno simbolicamente attaccato gigantografie sui luoghi più impensati, dando a queste foto un significato metaforico e storico: ricostruendo attraverso i volti la storia di una nazione, le sue contraddizioni e la sua poesia.

La carriera della Varda è stata segnata da due opere bellissime (Cleo dalle 5 alle 7 e  Senza tetto nè legge) e da un incontro che le ha dato un grande amore ed un figlio, quello con Jacques Demi, compagno della vita. Giunta a 88 anni, l’incontro con uno dei più esplosivi fotografi francesi che utilizza la tecnica del collage fotografico per narrare il mondo, le fa riscoprire il piacere della ripresa in un viaggio a ritroso della sua vita, dei suoi ricordi e proiettato contemporaneamente nel futuro, alla ricerca di una nuova umanità mentre tutto il mondo si rinchiude nell’egoismo.

Il fortissimo legame che si è creato ha reso possibile un documentario (o film?) di rarissima bellezza, intriso nella poesia, nel lirismo e nella memoria. L’ultima casa dei minatori è un tuffo in un passato travolto dalla modernità. L’incontro mancato con Godard è un momento di amarezza e dolcezza infinita.

Le parole che la Varda pronuncia nel corso delle sue visite valgono già da sole la visione di un’opera che sfugge ad ogni regola per diventare reale opera d’arte. I due artisti hanno superato le definizioni sterili di fiction e documentario per mescolare le due cose in una sola installazione artistica che è la loro anima espressa per fotografie. La sua sincerità disarmante, il suo “occhio” filmico sanno cogliere momenti di estasiata bellezza, fermano il tempo. Uno degli operai osservando spiazzato e ammirato la fotografia che lo ritrae insieme ai suoi colleghi sul muro della fabbrica intuisce di far parte di qualcosa di straordinario e si trova sorpreso nel comprendere che l’arte sa andare oltre la propria comprensione.

Ci si commuove fino alle lacrime e si sorride compiaciuti nella bellezza del gesto estetico.

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