Un colpo da dilettanti. La prima regia di Wes Anderson

Il nostro parere

Un colpo da dilettanti (1996) USA di Wes Anderson

Anthony, appena uscito da un centro di sanità mentale, ritorna a casa e ai vecchi stralunati amici, soprattutto lo sbandato Dignan. Questi vuole intraprendere la strada del crimine e trascina Anthony ed un altro amico in un viaggio allo scopo di diventare una banda. Nel viaggio emergono tutte le insicurezze dei protagonisti, ma Anthony riesce anche a trovare l’amore, grazie alla dolce Inez, una cameriera di un hotel. Dignan non si rassegna alla sua mediocrità e si fa convincere dal  suo ex capo, Mr Henry, a tentare un colpo. Ovviamente, il colpo sarà la summa dell’incapacità, della confusione mentale dei nostri “eroi”.

L’esordio alla regia per Wes Anderson rivela un autore con un mondo poetico già formato. Il tono lieve e vagamente surreale di tutta la sua opera è già visibile, così come sono presenti i “perdenti” protagonisti del suo cinema. I suoi personaggi vagano confusi alla ricerca di un perché, persi in un mondo amaro e volgare, dominato da esseri senza una morale, senza capacità di amare. Solo gli sconfitti e i pazzi, invece, hanno ancora dentro di sé un’umanità profonda che vale la pena di valorizzare.

L’opera non è sempre omogenea. Il finale, ad esempio, ha un aspetto molto sintonico (Dignan finalmente ottiene di essere considerato un delinquente) ed uno distonico (la rapina finale, mah).

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