The palace

Il nostro parere

The palace (2023) FRA di Roman Polanski


La notte del 31 dicembre 1999, vari membri dell’alta società si riuniscono al Palace Hotel di Gstaad, in Svizzera, per passare tra gli eccessi e i bagordi la storica notte di Capodanno. Una serie di personaggi eccentrici terranno particolarmente impegnato il personale.


Il lato comico della carriera di Roman Polanski non è mai stato il più popolare tra i suoi fan o il più celebrato dalla critica cinematografica, per non parlare del botteghino.

Per quanto sia difficile immaginare che tipo di film avrebbe potuto essere The Palace, è anche difficile immaginare che tipo di storia il regista Roman Polanski voglia raccontare. Sullo sfondo della fine del millennio e del caos informatico allora temuto sulla base del cosiddetto “Millennium Bug”, presenta una società avida e idiota senza, però, offrire nulla di particolarmente nuovo, anche se tutto è mostrato con il solito aplomb e l’intelligenza del regista.

Purtroppo solo in alcuni casi è divertente. Se la similitudine slapstick/ pantomima barocca del cinema muto, molte situazioni grottesche che di solito puntano alla parodia sociale o alla denuncia di certi atteggiamenti dell’essere umano in linea dominati da orgoglio, la repressione, l’idiozia, il masochismo, l’aggressività, sono interessanti nel loro approccio, la realizzazione è dominata da pennellate argute ma poco efficaci dal punto di vista metaforico.

Questo Polanski di 90 anni oggi non rispetta nulla o chiunque come è evidente in ciascuna delle scene del film dove l’alta borghesia appare senza alcun tipo di moralità, ritratta come un gruppo di idioti che non solo non possono risolvere i propri problemi, ma parassitano la società in ogni modo possibile.

I contenuti di The Palace si leggono come la lista degli ingredienti di una commedia di Screwball, ma né la sceneggiatura né l’implementazione riescono a scatenare le dinamiche del genere. Ciò è dovuto anche al fatto che Polanski non presenta una figura con cui il pubblico si possa identificare. Il film presenta i ricchi con le loro affermazioni eccentriche nel presupposto che questo da solo sia sufficiente a qualificare la storia come satira sociale. Ma la pura dimostrazione di decadenza non è altro che questo alla fine. È anche difficile comprendere la pertinenza o la necessità di alcuni aspetti. L’ondata di bellezza del dott. Lima si trova di fronte al suo sito con le sue “opere”, rivolgendosi agli altri ospiti nonostante la sua vacanza, una cosa è che si prende cura della valutazione dell’escrezione di un cane come favore personale, può persino aumentare l’assurdità. Ma a che serve la sceneggiatura per dimostrare che si preoccupa della moglie di Alzheimer allo stesso tempo (più o meno premuroso)?

A prima vista, l’egoismo raffigurato e la decadenza disumana dei personaggi possono sembrare bizzarri ed eccentrici, ma la rappresentazione di questo comportamento non trova una vera risonanza in nessuna figura, o una morale che rivela la storia. Non c’è nessuna figura che si oppone. Quindi è fatalee chiedersi cosa voglia dire il regista Roman Polanski. A parte gli ovvi effetti di trucco, la narrazione è resa solida, ma non efficace, e il cast rinomato sembra essere in attesa che i dialoghi sviluppino la malvagità che sarebbe necessaria per qualificare il film come una satira sociale appetitosa. The palace manca della morsa nitidamente nitida e dell’umorismo esagerato, per una commedia da sola, il mostrato non è abbastanza divertente, con poche eccezioni.

 

 

 

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