Sotto sequestro – Empatie

Il nostro parere

Sotto sequestro (2018) USA di Paul Weitz

Una famosa cantante lirica è tenuta in ostaggio in Sud America da un gruppo di guerriglieri ribelli, dopo essersi esibito in una festa di compleanno sontuosa da un uomo d’affari giapponese. Nella prigionia nascono e crescono dei legami inattesi.

L’inizio è molto classico ma presto l’opera si sposta sul terreno del melodramma amoroso, lasciando sullo sfondo, ma non ignorando, il contesto in cui tutti gli avvenimenti accadono. Il sequestro è visto solo dall’interno, non si percepisce alcunchè di quanto accade fuori, per quanto facilmente comprensibile.

Le storie d’amore che nascono nel microcosmo dell’ambasciata tenuta in ostaggio sono quelli meglio rappresentanti mentre gli altri personaggi sono completamente ignorati. Questo fa sì che manchi ogni afflato corale riducendo i momenti di convivialità forzati tra sequestratori e prigionieri a folklore, angoli divertenti che sono evidentemente preparatori della tragedia.

Nell’empatia che si crea tra il gruppo armato e gli ostaggi emerge l’umanità di entrambi ed è abbastanza triste pensare che non si sia riuscito proprio ad inserire un minimo di riflessione sociopolitica (senza per forza fare sermoni di parte) sulle condizioni di vita in sudamerica dei meno fortunati per privilegiare l’amore e i sentimenti più facili.

Se non fosse per questo, l’opera sarebbe accettabile e di discreto impatto, professionale il giusto.

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