Road house

Il nostro parere

Road house (2024) USA di Doug Liman


L’ex lottatore della UFC Dalton accetta un lavoro come buttafuori in un bar nelle Florida Keys, solo per scoprire che quel paradiso non è affatto come sembra. Il pub dove lavora è oggetto di molte attenzioni da parte di un gruppo di violenti e facinorosi. Qual è il loro scopo?


Un po’ Giustiziere della notte, un po’ ribelle, tanta esagerazione, in questo film diretto da Liman che ha il suo cuore negli scontri fisici tra i protagonisti. La psicologia, si sa, conta poco nel descrivere i personaggi, soprattutto quello centrato su Conor McGregor, disegnato su di lui e sulla sua leggendaria forza nei combattimenti. Il suo personaggio è abbastanza ridicolo e sopravvive, chiappe al vento, a tutto e tutti in modo così eccessivo da ricordare il famoso Squalo di James Bond, pittoresco vilain ritagliato sulla figura gigantesca di Richard Kiel. Il lato buffo viene sovrastato dal cattivo gusto che domina l’azione senza aggiungere nulla alla storia di per sè esile.

Gyllenhaal fa mostra di sè con baldanza virile ma Dalton affronta nemici da baraccone, cattivissimi da vignetta che non sono per nulla ridicoli. Poca roba.

 

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