Pacific Rim: la rivolta. Robottoni insignificanti

Il nostro parere

Pacific Rim – La rivolta (2018) regia di Steven S. DeKnight

Jake Pentecost, il figlio dell’eroico Stacker Pentecost, ha lasciato il corpo speciale di piloti degli enormi robot detti jaeger per vivere alla giornata. Finisce però nei guai e dovrà partecipare a un programma di addestramento di nuovi piloti. Questa attività sembra diventare inutile quando Liwen Shao annuncia il suo progetto: nuovi jaeger pilotati in remoto come droni, realizzati insieme allo scienziato Newt Geiszler. Il suo ex collega Hermann Gottlieb ha invece una diversa invenzione in cantiere: propulsori a base di sangue di kaiju per rendere più rapido l’impiego dei jaeger. Nonostante tutti questi avanzamenti, i piloti e gli scienziati saranno presi in contropiede da un misterioso jaeger che attacca le industrie Shao.

Il primo Pacific Rim era una discreta baracconata con molta azione e poca misura. Il secondo episodio è ancora peggio. Gli effetti speciali e i combattimenti tirati fino all’ultimo (ma si sa benissimo come va a finire) ormai sono una moda che bisogna assorbire perchè piacciono a ragazzini urlanti che si eccitano guardando combattimenti esasperati e ipertecnologici. Sarebbe stato bello, però, trovare uno straccio di trama che avesse un minimo di originalità, che non ripetesse all’infinito luoghi comuni e intrecci intrisi nel sapore della scontatezza. Di tutto questo non c’è traccia. Pessimo.

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