Orlando (2022) ITA di Daniele Vicari
Una favola del nostro tempo che racconta la storia di un nonno e della sua nipotina che s’incontrano dopo un tragico evento familiare. La vita vissuta dal vecchio, che ha trascorso la sua esistenza in campagna con i suoi campi, gli animali e il suo organetto, si contrappone alla vita della bambina in una città straniera.
Orlando è un film con un’anima documentarista che dà il meglio di sé e si rivela con la descrizione contrapposta tra l’atmosfera atemporale ruralità senza tempo della campagna reatina e quella della metropoli che incombe mostruosa sul contadino.
Tuttavia, dove il film mostra qualche debolezza è nella caratterizzazione dei personaggi. Perché il gioco a due riesca a coinvolgere appieno il pubblico, è fondamentale creare una forte empatia con i protagonisti. Michele Placido interpreta con profondità il ruolo di Orlando, manifestando una connessione autentica con le sue radici contadine meridionali e incarnando un senso di italianità con una dignità selvaggia e sincera, visibile nel suo corpo maturo e robusto. Quello che si può eccepire, per un problema legato alla sceneggiatura è la caratterizzazione decisamente arcaica di Orlando che sembra appartenere ad un’altra epoca rispetto all’oggi. Difficile credere, infatti, ad un uomo quasi ottocentesco con le contaminazioni giunte ad ogni livello nelle case degli italiani
Angelica Kasankova, nel ruolo di Lyse, pur essendo una giovane attrice talentuosa risulta poco convincente e distante. Anche se il personaggio potrebbe essere stato disegnato in modo intenzionalmente surreale e simbolico, questa caratterizzazione potrebbe aver limitato la sua capacità di suscitare empatia e coinvolgimento nel pubblico.