Ore 15:17 Attacco al treno – Eastwood semiotico?

Il nostro parere

Ore 15:17 Attacco al treno (2017) USA di Clint Eastwood

Il film  racconta il mancato attacco al treno Thalys per Parigi del 21 agosto 2015, dal punto di vista dei tre americani che hanno neutralizzato l’assaltatore marocchino, utilizzando come protagonisti i tre reali “eroi” della vicenda, diventati personaggi celebri sulla stampa internazionale.

Siamo davvero nel campo del cinema? Eastwood, ad 88 anni, sceglie di narrare un episodio eroico mettendo i 3 protagonisti reali davanti ad una macchina da presa, nell’interpretazione di se stessi e utilizzando tecniche semidocumentaristiche nel rappresentare il loro grand tour europeo prima dell’evento che li ha resi eroici e famosi. Sia le riprese presso i grandi monumenti, al netto della visione di una Roma falsamente turistica (dopo Woody Allen, anche Eastwood non ha trovato di meglio che ricorrere agli stereotipi sic!), sia l’incontro con Hollande che chiude l’opera mescolano la realtà con la finzione (altro che la ricostruzione di Forrest Gump). Solo la parte relativa all’attentato mancato ha una funzione narrativa vera e propria. Non a caso, lo stile di ripresa diventa essenziale e scarno, evitando ogni forma di spettacolarizzazione, fino ad essere un adrenalinico e effettivo momento di tensione.

Prende, quindi, la storia dei tre partendo dalla loro infanzia, scegliendo alcuni brani della loro vita in cui la loro volontà, le circostanze li hanno portati fino al momento decisivo, in cui la loro amicizia, le esperienze compiute assumono un senso e valorizzano un’esistenza.

Centrale nella visione etica di Eastwood è il mito dell’eroe contemporaneo che, secondo il regista, è la persona comune che riesce, in condizioni eccezionali ed impreviste, a sfruttare le proprie abilità allo scopo di salvare altri esseri umani. Lo è il cecchino di Sniper, con lo stress post traumatico a pesargli indicibilmente, lo è il capitano di un aereo di linea che salva i suoi passeggeri da un disastro, lo sono questi tre ragazzi che sventano un attentato pur avendo avuto (ecco spiegato il lungo prologo) una vita normale, se non mediocre. Da bravo individualista per Eastwood conta il singolo che si batte a suo modo contro le istituzioni.

Non c’è dubbio che la prima parte sia didascalica, così come un po’ retorica è l’ultima. Non manca però la zampata del leone.

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