Mirage – Vuoti di memoria

Il nostro parere

Mirage (1965) USA di Edward Dmytryk

Durante un blackout, un ricercatore muore cadendo dalla finestra mentre il suo migliore amico, il chimico Stillwell, perde la memoria. Inoltre, un uomo misterioso chiamato il Maggiore vuole eliminarlo.

Film di genere con alti e bassi ma di grande effetto in alcuni momenti. La scena iniziale, immersa nel buio del blackout, è di grandissima qualità così come la fotografia nitida, basata su un sapientissimo uso della profondità di campo attuato da Joseph MacDonald. L’opera difetta un po’ nella sua dinamica sentimentale, poco credibile nel suo svolgimento, e in passaggi eccessivamente semplificati come l’analisi psicanalitica naif. Emerge, però, il polso di un regista che sa sempre tenere alta la tensione, curando al contempo l’aspetto visivo che è sempre impeccabile e prezioso.

Debitore di sentori hitchcockiani, amplificati dalla presenza di Gregory Peck ancora una volta smemorato, Mirage è un noir ricco di suggestioni, talvolta non colte, che resta nella memoria per il clima angoscioso di ricerca e per Walter Matthau, interprete magnifico di un detective anticonvenzionale ancorchè sfortunato.

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