L’inganno (2017) USA di Sofia Coppola
Il fascino morboso delle fanciulle in fiore, mescolato al represso pulsare delle tensioni sessuali delle istitutrici abbandonate nella campagna americana, creava una tensione erotica qua stemperata in un ritratto accuratissimo ma sostanzialmente freddo. Dopo aver introdotto in modo intrigante situazione e personaggi, la regista si appiattisce su un registro narrativo elegante e algido nella riproduzione dell’apparenza ma poco ispirato nella descrizione delle pulsioni sotterranee, necessarie per rendere appieno un’opera che doveva essere un thriller gotico, trasformatosi via via in una blanda definizione delle contraddizioni umane.
emente pranzi a lume di candela, preghiere serotine, intermezzi musicali, sguardi rivelatori; e tirando via, a spese di tensione e densità, sui punti forti. Le prestazioni di Kidman e Dunst sono ottime e Farrell è sornionamente ambiguo: ma per essere un horror gotico L’inganno è troppo pastelloso; per essere uno studio sulla contraddizioni della natura umana troppo inconsistente.