Le nove vite di Valentina Cortese

di Gianfranco Angelucci

Musa di Victor De Sabata e di Giorgio Strehler, grande signora della scena, leggenda del Piccolo, la Nina di El nost Milan, Lulù, Ljuba nel Giardino dei Ciliegi; quanto teatro, quanti film, quanti registi genuflessi, in adorazione! Quante immagini di sé, facce di un prisma scintillante che vanno in giro per il mondo. Eppure, creatura della scena prima che della vita, non si riuscirebbe a ricomporne il ritratto neanche riunendole tutte. Una storia personale così improbabile da sembrare inventata per la favola. Una pianista, ragazza madre di diciannove anni, che sta inseguendo chissà quale gloria, la abbandona appena nata tra le braccia della balia, nella campagna lombarda. Valentina cresce come figlia di contadini, che le vogliono bene e ne comprendono istintivamente la natura particolare; il padre adottivo, falegname, costruisce un piccolo palco di legno su cui la bambina possa mettersi in scena, dare sfogo alla voglia di recitare: il suo destino. E quel vezzo di Valentina, da adulta, di avvolgersi intorno al capo un foulard, altro non è che il ricordo del fazzoletto delle donne di casa, riparo dal sole e dal freddo, simbolo di pudore e di orgoglio femminile. Poi la sorte cambia, la nonna materna va a prenderla, la porta con sé a Torino, diventa per lei la vera madre, il riferimento di tutta l’esistenza. La futura attrice non se ne separerà mai, la porta con sé a Hollywood quando inizia l’avventura americana nel cinema; contratti capestro, la macchina produttiva che crea i miti e li distrugge, esalta e stritola; le feste sontuose e perverse, gli uomini con la cravatta annodata per sfida intorno ai genitali ben esposti; e Darryl Zanuck, il potentissimo produttore della Fox, che vuole convincerla a fare l’amore in tre e le preme il viso fra le tette ubertose della moglie Virginia a cui ha strappato la camicetta. Se ne apprendono di belle leggendo questo libro appena uscito nelle Edizioni ETS di Pisa, che viene oggi presentato al Cinema Trevi gestito dalla Cineteca Nazionale di Roma. Un appuntamento succoso che mette in carnet un nutrito programma di proiezioni, da Effetto Notte di Truffaut, a Giulietta degli Spiriti di Fellini, a Le amiche di Antonioni, e riunisce in sala personaggi famosi, Giorgio Capitani, Vittorio Sindoni, Milena Vukotic. Oltre naturalmente ad Alfredo Baldi l’autore, il quale intitola la sua opera “Le nove vite di Valentina Cortese”, scandendo la narrazione appunto in nove decenni. Arrivando fino ai nostri giorni, in cui la Cortese non calca più le scene, ma ancora regala al pubblico magnetici recital, con le poesie d’amore di Testori o il Magnificat di Alda Merini. Alfredo Baldi, elegante storico del cinema che ha trascorso l’intera esistenza tra le moviole e le scatole di pellicola (è stato anche direttore didattico del Centro Sperimentale) ripercorre la convulsa storia dell’attrice con passo lieve e pacato, nel suo stile più tipico, riuscendo nel compito non facile di lasciar parlare la protagonista riproducendone i toni, gli accenti, le parole sognanti, le velature e gli acuti; e intervenendo con molto garbo soltanto nel contesto, che arricchisce con esemplare accuratezza filologica e dovizia di notizie. E che corredo fotografico! Non manca certo il riferimento a Fellini, che ha radici lontane. Valentina era sposata con l’attore americano Richard Basehart, il quale nel film La Strada (1954) ricopriva il ruolo del Matto, l’estroso funambolo e violinista che fa innamorare segretamente Gelsomina, legata al brutale Zampanò. Una trama che dallo schermo, a dire dei bene informati, era tracimata nella vita reale con una liaison tra Richard e Giulietta. Gli interessati smentivano: Federico aveva persino indetto una conferenza stampa al Festival di Venezia in cui erano apparsi tutti e quattro d’amore e d’accordo davanti a fotografi e giornalisti. Ma poi? Dieci anni più tardi, al tempo di Giulietta degli Spiriti, Fellini chiama nel cast proprio Valentina Cortese, evocata in carne e ossa tra i fantasmi della moglie, nella parte di una giovane attrice bella e svampita, molto new age, che si sdilinquisce con la rugiada e accarezza i fiori; flessuosa come un giunco, amorosa con Giulietta, anzi zuccherina, quasi complice, con una punta di torbida sensualità. Si disse che c’era del tenero tra lei e Federico; ma per Valentina non era la stagione rovente accanto a Giorgio Strehler? E i due registi non erano amici? Questo mondo dello spettacolo, proprio una Babilonia!

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