10 Oscar alla carriera – parte 6

Quasi alla meta…

1996. Chuck Jones (21 settembre 1912 – 22 febbraio 2002) E’ stato animatore, disegnatore, sceneggiatore, produttore e regista di film animati, soprattutto per la serie Looney Tunes della Warner Bros.. Ha diretto molti cortometraggi classici con protagonisti Bugs Bunny, Daffy Duck, Wile Coyote e Beep Beep, Pepé Le Pew e tanti altri personaggi. Tre di questi cortometraggi (Duck Amuck, One Froggy Evening e What’s Opera Doc) sono stati inclusi nel National Film Registry. Dopo la sua straordinaria carriera alla Warner Bros., conclusasi nel 1962, Jones fonda la Sib Tower 12 Productions e comincia a produrre cartoni animati in associazione con la Metro-Goldwyn-Mayer, compresa una nuova serie di corti di Tom & Jerry e un adattamento animato del racconto del Dottor Seuss Il Grinch.

 

1997. Michael Kidd (12 Agosto 1919) Ballerino e coreografo fantasioso, dinamico, dal carattere schietto e impulsivo, ridefinisce il musical con le sue coreografie vibranti, ispirate (come lui stesso dichiara) alle commoventi pantomime di C. Chaplin. A ventisei anni presenta il suo primo balletto; in seguito la sua attività a Broadway gli frutta cinque Tony Awards. Colleziona, grazie al cinema, un susseguirsi di trionfi: tra le sue coreografie, quelle di Spettacolo di varietà (1953) di V. Minnelli, Sette spose per sette fratelli (1954) e È sempre bel tempo (1955) di S. Donen, Bulli e pupe (1955) di J.L. Mankiewicz, Hello Dolly (1969) di G. Kelly.

1998. Stanley Donen (13 Aprile 1924) Specialista in musical comedies, ne firmò una brillante serie negli anni cinquanta, quasi sempre collaborando con il ballerino, coreografo e regista Gene Kelly. Con lui ha diretto: Un giorno a New York (1949) e di Cantando sotto la pioggia (1952). Ha poi diretto da solo diversi musicals, tra cui Sette spose per sette fratelli (1954), Cenerentola a Parigi (1957), Il boxeur e la ballerina (1978); commedie brillanti e sofisticate (Sciarada, 1964; Quel giorno a Rio, 1984), psicologiche ( Quei due, 1969) e fantascientifiche (Saturn 3, 1980).

 

1999. Elia Kazan (7 Settembre 1909 – 28 Settembre 2003) Figlio di immigrati greco-turchi, sbarca a New York a 4 anni, insieme ai genitori. Studia teatro all’università, nel frattempo aderisce anche al partito comunista. Negli anni ’40 conosce i primi successi a Broadway mettendo in scena “Un tram che si chiama desiderio” e “Morte di un commesso viaggiatore”. Nel 1945, inizia a dedicarsi quasi esclusivamente al cinema. Il suo primo film è Un albero cresce a Brooklyn (1945), storia di una famiglia di immigrati irlandesi. Barriera invisibile (1947), un pamphlet contro l’antisemitismo, gli regala invece la prima grande soddisfazione professionale: l’oscar per la regia. Ma il vero successo arriva con due film che lanciano lui e Marlon Brando, Un tram che si chiama desiderio (1951) e Fronte del porto (8 oscar nel 1954). Nel 1952, in pieno Maccartismo, Kazan denuncia colleghi e amici collaborando all’epurazione anticomunista nel mondo della cultura americana. Cercherà di spiegare le sue ragioni in alcuni film, come Viva Zapata. Nel 1955 lancia un altro mito del cinema come James Dean in La valle dell’Eden. Nel 1976 il suo ultimo capolavoro: Gli ultimi fuochi, con De Niro, è una meditazione su Hollywood e sul mondo del cinema. Elia Kazan è morto nel suo appartamento di Manhattan. Aveva 94 anni.

2000. Andrzej Wajda  (6 Marzo 1926) Figlio di un ufficiale della cavalleria polacca, ucciso agli inizi della Seconda Guerra Mondiale, Wajda, ancora adolescente, combatté nell’Esercito Nazionale contro i nazisti. Nel 1955 esordisce come regista con la pellicola “Generazione” a cui seguono “I dannati di Varsavia” (1956) e “Cenere e Diamanti” (1958). Nel 1969 gira “Tutto in vendita” e quasi dieci anni più tardi è la volta di “L’uomo di marmo” (1976) e “L’uomo di ferro” (1981). Nei primi anni ’90, Wajda fu eletto senatore e nominato direttore artistico del Teatro Powszchny di Varsavia. Continua a girare film, affrontando il tema della Seconda Guerra Mondiale ne “L’anello con l’aquila coronata” (1993) e “Settimana Santa” (1996). Nel 1997 realizza “Miss Nobody” e nel 2002 gira il documentario ‘Broken Silence’ e il film “Zemsta – La Vendetta”. Ha inoltre lavorato al film “Katyn” (2008), presentato al 58mo festival di Berlino.

2001. Jack Cardiff  (18 Settembre 1914 – 22 Aprile 2009) Direttore della fotografia e regista inglese. Si specializza nell’utilizzo del primo Technicolor firmando la fotografia delle migliori regie dei connazionali Powell e Pressburger: Narciso nero (1947),  Scarpette rosse (1948) e il commovente La più grande corrida (1956). Ugualmente a proprio agio nei grandi paesaggi, aderisce con vigore e raffinata tecnica del colore alla narrazione avventurosa a sfondo storico (La rosa nera di H. Hathaway, 1950, e I vichinghi di R. Fleischer, 1958). Passato alla regia, a partire dal 1958 i suoi film (fra cui Figli e amanti, 1960, tratto da D.H. Lawrence, sei nomination e Oscar alla fotografia) mostrano al contempo impeccabilità e limiti del coevo cinema inglese e talvolta – pur non rinunciando a un’immagine preziosa – non vanno oltre una convenzionalità di mestiere (neppure nel portare a termine Il magnifico irlandese, iniziato dal maestro J. Ford, 1965), o debordano in sterili esibizioni coloristiche in Technirama (La mia geisha, 1962). Infaticabile, torna più volte al mestiere di operatore con freschezza e brio (Il mistero da 4 milioni di dollari di R. Fleischer, 1987).

2002. Sidney Poitier (20 Febbraio 1927) L’attore cresce nell’arcipelago, precisamente a Cat Island, nella fattoria dei genitori, e a soli tredici anni è costretto a lasciare la scuola per lavorare. A quindici anni raggiunge suo fratello Cyril a Miami e a diciotto anni arriva a New York. Per mantenersi fa i mestieri più umili e per un breve periodo lavora nell’esercito come fisioterapista. Insoddisfatto, decide di iscriversi ad una scuola di recitazione per interpreti di colore e nel giro di pochi mesi si trova a calcare i palcoscenici di Broadway. Raggiunto il successo come attore teatrale, nel 1950 fa il suo debutto cinematografico in “Uomo bianco tu vivrai!” di Joseph L. Mankiewicz. Fino ad allora Hollywood ha riservato agli afro-americani parti di secondo piano, Poitier è il primo ad interpretare personaggi intellettualmente e moralmente elevati, punto di riferimento etico della narrazione. Questa non è solo una svolta cinematografica, ma un vero e proprio cambiamento sociale. Nel 1955 è a fianco di Glenn Ford in “Il seme della violenza” di Richard Brooks. Nel 1958 con il film vincitore di due premi Oscar “La parete di fango” di Stanley Kramer ottiene la prima nomination all’Oscar come Miglior Attore Protagonista e il massimo riconoscimento al Festival di Berlino. Nel 1963 con la commedia sentimentale “I gigli del campo” di Ralph Nelson, arriva il primo meritato Oscar, con la soddisfazione di essere stato il primo attore afro-americano a vincere da protagonista. Tra i tanti film di questi anni, ricordiamo un classico della commedia americana “Indovina chi viene a cena?”  di Stanley Kramer del 1967, dove l’attore recita a fianco di Spencer Tracy e Katharine Hepburn. Sempre nel 1967 grande successo con la pellicola “La calda notte dell’ispettore Tibbs” di Norman Jewison. Il suo esordio come regista è del 1972 con “Non predicare… spara!” dove recita insieme al suo amico Harry Belafonte. Agli inizi degli anni ottanta di dedica completamente alla regia. Lo troviamo nuovamente davanti alla macchina da presa nel 1988 in due pellicole. Nel 1992 interpreta “I Signori della truffa” assieme a un folto e qualificato gruppo di attori, tra i quali ricordiamo Robert Redford. Nel 2002 riceve un Oscar Onorario “per le sue prestazioni straordinarie, per una presenza unica sullo schermo e per aver rappresentato nel mondo intero l’industria cinematografica con dignità, stile e intelligenza”.

 

2002. Robert Redford  (18 agosto 1937)  Il carattere irrequieto del giovane artista si rivela già alle scuole superiori dove si distingue nelle discipline sportive ma si rivela uno studente incostante. Nel 1955 ottiene comunque una borsa di studio per l’Università del Colorado ma ben presto perde del tutto interesse per lo studio. Comincia allora ad interessarsi alla pittura. Dopo un lungo viaggio per l’Europa, torna in America e conosce la prima moglie. Si trasferisce a New York per studiare pittura, frequenta inoltre i corsi di recitazione dell’American Academy of Dramatic Arts. Nel 1962 debutta sul grande schermo. Nel 1967 l’attore ottiene un enorme successo come protagonista del film di Gene Saks “A piedi nudi nel parco“. Da questo momento la sua carriera subisce una svolta decisiva. Nel 1969 interpreta il film di successo “Butch Cassidy” a fianco di Paul Newman. Seguono “Ucciderò Willie Kid” (1969), di Abraham Polonsky, “Corvo rosso non avrai il mio scalpo” (1972), di Sydney Pollack, “Il candidato” (1972) di Michael Ritchie e “La stangata” (1973), di George Roy Hill di nuovo insieme a Paul Newman. Ancora nel 1973, sotto la regia di Sydney Pollack, recita nell’epocale “Come eravamo“, al fianco di una strepitosa Barbra Streisand. Lo vediamo poi nel “Grande Gatsby” di Jack Clayton, ne “I tre giorni del Condor” (del 1975 ancora con Pollack), e nell’intenso e scottante “Tutti gli uomini del presidente“, girato sulla scia dello scandalo Watergate. Nel 1980 Robert Redford dirige il suo primo film, “Gente comune“, che gli vale l’Oscar per film e regia. Seguono “Milagro“, e i melensi “In Mezzo Scorre il fiume” (con Brad Pitt), e “L’uomo che sussurrava ai cavalli“,  “La leggenda di Bagger Vance“, in cui utilizza l’astro nascente Will Smith. Il 24 marzo 2002 Redford ha ricevuto un importante Oscar alla carriera, un riconoscimento non solo alla sua grandezza come personaggio ma anche al suo essere uomo di cinema a tutto tondo. L’Academy Awards ha scelto infatti Redford per il suo lavoro come attore e regista nonché fondatore del Sundance Film Festival, vetrina del cinema indipendente americano.

2003. Peter O’Toole (02/08/1932)  A quattordici anni lascia la scuola e va a lavorare come fattorino per lo ‘Yorkshire Evening Post’, dove in seguito diventa apprendista cronista. Dopo aver servito per due anni la Marina Inglese decide di intraprendere la carriera di attore. Durante la sua lunga carriera teatrale è stato membro delle compagnie dei più prestigiosi teatri britannici tra cui l’Old Vic di Bristol, la Royal Shakespeare Company e l’Old Vic di Londra. Il debutto cinematografico risale al 1959 con “Ombre bianche” di Nicholas Ray e ben presto raggiunge il successo grazie all’interpretazione dell’epica biografia di T. E. Lawrence in “Lawrence d’Arabia” (1962) di David Lean. Questo film, oltre a portarlo all’attenzione del pubblico e della critica internazionale, gli fa vincere il BAFTA come miglior attore britannico e guadagnare la prima nomination all’Oscar come miglior attore protagonista. Non è mai riuscito a portare a casa un Oscar anche se ha ricevuto numerose candidature: nel 1965 per il ruolo di Enrico II in “Becket e il suo re” (1964, di Peter Glenville), nel 1969 nuovamente per il ruolo di Enrico II ma nel film “Il Leone d’inverno” (1968, di Anthony Harvey), nel 1970 per il ruolo di Arthur Chipping in “Goodbye Mr. Chips” (1969, di Herbert Ross), nel 1973 per il ruolo del Conte di Gurney in “La classe dirigente” (1972, di Peter Medak), nel 1981 per il ruolo del regista Eli Cross in “Professione pericolo” (1980, di Richard Rush) e nel 1983 per il ruolo di Alan Swann, un attore di film di cappa e spada ormai in declino e alcolizzato ospite d’onore in una trasmissione televisiva, in “L’ospite d’onore” (1982, di Richard Benjamin). Nel 2003, dopo l’iniziale rifiuto, ha deciso di accettare l’Oscar onorario che l’Academy Award gli ha assegnato per “lo straordinario talento che ha arricchito la storia del cinema con alcuni dei suoi memorabili personaggi”.E’ stato sposato con l’attrice Siân Phillips, sposata nel 1959 e da cui ha divorziato nel 1979, madre delle due figlie Patricia e Kate (anche lei attrice).

 

2004. Blake Edwards   (26 luglio 1922 – 16 dicembre 2010) Figlio d’arte, inizia la carriera come comparsa in un grande studio hollywoodiano. L’esordio alla regia è nel 1955 con “Quando una ragazza è bella“. E’ però con Tony Curtis che il regista si fa notare, raggiungendo fama internazionale, con i film: “Le avventure di Mister Cory” (1957)  e “Operazione sottoveste” (1959). La sua fama però resta legata al fortunato serial della Pantera Rosa, con Peter Sellers, che inizia nel 1964, portando sullo schermo le imprese del goffo ispettore di polizia Clouseau. Il suo nome è legato a grandi attori come Audrey Hepburn diretta da lui nel film “Colazione da Tiffany” (1961), Jack Lemmon in “La grande corsa” (1965) e Bo Derek in “10” (1979). Edwards ha però dato il meglio di sè in “Victor Victoria” (1982), un film a metà tra la commedia e il musical che gli procura un grande successo di pubblico e di critica, ottenendo una nomination all’Oscar per la sceneggiatura, e “S.O.B.” (1981), una spietata satira contro il mondo hollywoodiano. Durante la sua carriera, il regista ha ottenuto una sola nomination e numerosi premi: nel 1988 l’American Comedy Award, nel 1990 quello dei critici di Los Angeles e, nel 1993, il premio Preston Sturges dalla Directors Guild of America.

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