La figlia oscura – Rimembranze

Il nostro parere

La figlia oscura (2021) USA di Maggie Gyllenhaal

Una professoressa universitaria affronta il suo passato inquietante dopo aver incontrato una donna e la sua giovane figlia durante una vacanza in Grecia. La sua ossessione per la donna e sua figlia le fa ricordare la sua prima maternità.

L’opera prima di Maggie Gyllenhaal è un’opera lucida e coraggiosa, che opta intelligentemente per un’estetica realistica per accrescere il realismo di un aneddoto dalla pretesa universalista, osando smascherare uno dei grandi tabù ancora persistenti in un Occidente che si vanta di essere così tollerante e così avanzato. Un’autentica lezione di buon cinema, giustamente premiata al Festival di Venezia, e, a sua volta, anche di femminismo adulto, quello che, a differenza dell’ingenuità -e dell’ignoranza- di certi settori progressisti dei nostri giorni, non attribuisce alle donne qualità materne che la rivaluterebbe di fronte agli uomini, ma piuttosto predica il diritto del sesso femminile ad essere altrettanto egoista, mediocre, immaturo, fallito e in definitiva umano rispetto alla sua controparte maschile.

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