Io ho ucciso – Altro che nido familiare

Il nostro parere

Io ho ucciso (1945) USA di Robert Siodmak

Morbosamente legata al fratello, uno scapolone irrisolto con vaghe tendenze artistiche, una ragazza vorrebbe impedirgli di prendere moglie. Lui medita di eliminarla.

Tratto dall’opera teatrale Uncle Harry di Thomas Job, Io ho ucciso è un noir per certi aspetti magnetico con un doppio finale. Il primo è decisamente più interessante e disturbante, tanto da essere ovviamente rifiutato da Hollywood ma in questa parte si trova la geniale descrizione di questo dramma familiare.

Siodmak, infatti, dipinge un contesto incestuoso e aberrante dove un uomo inutile, con un accenno ad una possibile omosessualità, è soggiogato ad una sorella che non vuole abbandonare il nido familiare dove si è morbosamente innervata controllando il fratello.

L’idea di dare una chiave di lettura onirica serve solo a pacificare lo spettatore borghese cui però resta chiaro il contesto depravato dove si sviluppa la storia. La stessa donna di cui il protagonista Harry si innamora, non appare così innamorata e la sensazione che anch’essa lo stia usando per trovare il classico buon partito è molto forte.

La tragicità della vicenda è data dal bianco e nero inquietante, dai tagli delle inquadrature, dai forti contrasti tra le parole pronunciate dai personaggi e l’ambientazione soffocante degli interni e dei paesaggi.

Particolarmente riuscita è la costruzione dei personaggi, sfaccettati e profondi nella loro perversa lucidità

 

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