Il sogno di Francesco

Il nostro parere

Il sogno di Francesco (2016) FRA di Renaud Fely e Arnaud Louvet

La vita di S. Francesco ed il passaggio delicato dell’approvazione della regola francescana da parte del papato, visto con gli occhi di uno dei suoi più stretti discepoli, Elia. Il santo è visto attraverso gli occhi di un uomo che gli è vissuto a fianco, senza poter essere  come lui, ma anzi sottomesso ai compromessi con il potere. Si tratta di una visione edulcorata che tende ad addossare ad Elia l’annacquamento dei principi originari propugnati da Francesco, mettendo in secondo piano la sua volontà a causa di una malattia. E’ una presa di posizione semplicistica ma qua interessa approfondire le scelte estetiche più che l’aderenza alla realtà.

In tanti hanno provato a portare sullo schermo il frate di Assisi (Rossellini, Cavani, Zeffirelli i più importanti), recentemente troppe volte l’hanno fatto in televisione con prodotti sempre più scadenti. I francesi si cimentano per la prima volta con un’opera che aggiunge poco alla figura del santo, alla sua interpretazione. L’uso del linguaggio volgare del periodo e un tono tra il bucolico (i passaggi nella natura) e il realistico (il fango, il sudore, le privazioni) sono accorgimenti per dare sostanza al film che non c’è. Vi sono lacerti, impressioni ma non c’è il respiro epico, la profondità dello sguardo storico, un’idea sociale dell’epoca. C’è solo il principio che i francescani sono i buoni, mentre il Papa e la curia sono cattivi. In mezzo c’è Elia che combatte i propri fantasmi personali, si arrende al fascino del potere per ricongiungersi con il vero spirito francescano in punto di morte. A qualcuno può bastare, ma è più facile dimenticare.

 

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