Il palazzo del vicerè – Divisioni

Il nostro parere

Il palazzo del vicerè (2017) UK di Gurinder Chadha

Nel 1947 Lord Mountbatten, l’ultimo vicere, ha il compito di riconsegnare lo stato indiano al suo popolo. Mentre l’élite politica si riunisce nelle stanze della residenza, 500 persone, tra hindu, servitori musulmani e sikh, vivono nei piani bassi.

Lo spunto vagamente autobiografico (la nonna rischiò la vita nell’emigrazione seguita alla scissione dei due stati) serve alla Chadha per costruire un robusto film storico con un accenno di melodramma sentimentale. Da un lato ritrae i protagonisti delle vicende (Lord Mountbatten, Gandhi, Nehru, Jinnah) con sagacia e precisione filologica, dall’altro sceglie di raccontare il travaglio storico dei due popoli attraverso la storia d’amore interetnica tra la musulmana Aalia e l’hinduista Jeet.

Lo scontro sempre più violento tra la servitù del vicerè serve a rappresentare la crescita della tensione tra le due religioni che porterà a massacri spaventosi che la storia ha condannato. La Chadha riconosce a Mountbatten un ruolo equilibrato e lungimirante pari al solo Gandhi, mentre condanna in modo risoluto sia la scelta di Jinnah che quella di Nehru (senza parlare di Churchill, considerato al pari di un satrapo) che negano l’unità all’India in nome del proprio interesse personale e nazionalista.

Le due vicende sono forzatamente accoppiate e il disequilibrio incide su un’opera discreta ma senza spunti.

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