Il mio cane stupido – Simbolo

Il nostro parere

Il mio cane stupido (2018) FRA di Yvan Attal

Henri è uno scrittore di mezza età in crisi, che incolpa sua moglie e quattro figli per i suoi fallimenti, la sua astinenza sessuale e il suo mal di schiena. A peggiorare le cose, un cane scortese ed entusiasta decide di stabilirsi a casa sua.

Yvan Attal, davanti e dietro la macchina da presa insieme alla bravissima compagna Charlotte Gainsbourg, adatta il romanzo omonimo di John Fante. È una specie di parabola sulla necessità di ricostruirsi quando la somma dei fallimenti ci costringe a trarre conclusioni sulla nostra stessa esistenza. Una commedia romantica e anticonformista di buon spessore.

Il personaggio è impantanato nella sua infelicità fino all’arrivo inaspettato nella sua vita di un grosso cane, tanto mal educato quanto sessualmente ossessionato. Un po’ di caos nella sua vita monotona e liscia che sarà l’innesco della sua ricostruzione, anche se significa dover prima distruggere questo nucleo familiare che non sostiene più. È in questa oscillazione tra commedia amara e dramma intimo che attinge tutta la sua forza il film: l’animale rappresenta lo spirito libero e disinibito che il personaggio di Henri sogna segretamente di essere.

Diviso in 7 capitoli, Il mio cane stupido è un modo per riflettere sul senso della famiglia: la difficoltà di vivere in comunità e la difficoltà per uno scrittore di dover scrivere in mezzo alla sua famiglia.

Divertente e allo stesso tempo ricco di riflessioni, l’opera rispecchia il regista, diretto e schietto, un film che consente ad Attal di realizzarsi come regista per il suo stile anticonformista e apparentemente cinico.

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