Il film vincitore del Premio Oscar

Argo di Ben Affleck ha vinto.

Onestamente è un premio che non capiamo. Il film è ben girato, costruito con professionalità, bravura, competenza, ma non si solleva mai dalla medietà, restando un prodotto di genere, senza particolari qualità. Anzi, se proprio vogliamo essere sinceri, la sceneggiatura ha privilegiato la tensione nel finale a discapito della credibilità , scivolando nella banale affermazione del bene contro il male.

Perchè questo premio allora? Sicuramente ha giocato una certa avversione verso Spielberg che, Schindler’s list a parte, è stato penalizzato con film straordinari come Salvate il soldato Ryan, superiore certo all’attuale Lincoln. Perchè non Vita di Pi allora? Ma Ang Lee non è americano e donare l’Oscar per il secondo anno consecutivo fuori dai confini della patria, dopo il trionfo francese dello scorso anno, era pretendere troppo.

Infatti, l’anno successivo all’affermazione di Danny Boyle con The millionaire, il premio era andato a The hurt locker della Bigelow, un film sul conflitto iracheno (un’altra volta l’oriente) diretto da un’autrice capace, come Affleck, di coniugare spettacolarità con contenuti. Anche quello non era un capolavoro, ma serviva per riaffermare la bontà della produzione locale, rispetto agli “invasori stranieri”. Infatti, ha ricevuto il suo secondo Oscar Waltz, ma i giurati hanno preferito premiare come migliore attrice la giovane Lawrence piuttosto che la straziante, monumentale Emanuelle Riva. Il primo, infatti, è stato assimilato da Hollywood, la seconda ha primeggiato in una pellicola che nulla ha a che vedere con la fabbrica cinema, se non dall’unico esclusivo punto di vista artistico (e che arte!!).

A seguire ci sono stati il trionfo inglese de Il discorso del Re e, appunto, The artist. Quindi un premio sciovinista ad una nuova generazione di autori americani? Può essere. Inutile, però, prendersela se i migliori non hanno vinto. Sono le regole del gioco e, in fondo, non importa chi vince, importa solo che il cinema continui ad essere uno strumento di divertimento, riflessione e di costruzione di miti.

Potrebbe piacerti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Email