I 10 migliori incassi della stagione 2013-2014

Com’è noto, i conti il cinema italiano li tira ad Agosto quando le sale sono (quasi) vuote e il pubblico preferisce dedicarsi ad altri svaghi. Ciak ha pubblicato gli incassi che sono stati ottenuti dal 1 agosto 2013 all’ultimo weekend di giugno, escludendo i dati di luglio, mese che notoriamente subisce una forte flessione, concentrandosi esclusivamente su un titolo o forse due.

Tranne rarissimi casi, trionfano ancora tue generi, ovvero la commedia italiana, il cartoon americano, o il fantastico (vedasi il Maleficent ideale punto di collegamento tra i due). L’unica eccezione è il capolavoro di Scorsese.

Da segnalare che Hunger Games è solo 14mo. Il risultato è buono, ma se si considera la forte esposizione mediatica, c’è da riflettere. In pratica, questo tipo di film è fin troppo semplificatorio nella trama tale da piacere solo ad un pubblico adolescenziale, escludendo di fatto altre categorie.

Tra i primi cento incassi i film italiani sono 23, contro i 56 titoli  anche se sono di più. Per capirci, Rush, regia dell’americanissimo Ron Howard, è indicato come inglese. Mah. Le briciole vanno alla Francia, al Regno Unito, al Canada e al Giappone. C’è anche la Nuova Zelanda rappresentato dallo Hobbit di Peter Jackson.

10. The Amazing Spider Man 2 (USA) di Marc Webb  € 9.152.721 – Non si sentiva proprio il bisogno di un nuovo episodio dell’Uomo Ragno. Il film è la solita roba, assolutamente scontata e dimenticabile. Non basta il suono sempre più alto e combattimenti sempre più spettacolari per fare una trama.

9. Sotto una buona stella (ITA) di Carlo Verdone € 10.264.364 – Verdone annusa l’aria e si “accoppia” con il personaggio femminile dell’anno: Paola Cortellesi. Il risultato è una commedia solita, ma abbastanza ripetitiva rispetto al cliché Verdone. Lui resta un buon attore ed un professionista impeccabile, ma da tempo ha smarrito verve e originalità. Resta sempre una domanda. Quando si deciderà a fare un film esclusivamente da regista? Forse, gli servirebbe per allontanarsi dai vezzi che tutti sanno a memoria, dallo stereotipo che gli hanno costruito e si è costruito intorno.

8. Colpi di fortuna (ITA) di Neri Parenti € 10.953.230 – Ultimo film natalizio di Parenti e De Sica giubilati dalla Film Auro che ha capito la fine di un’epoca. Parenti è un uomo di cultura e raffinato cinefilo; De Sica è un attore completo che sa dominare la scena. Per entrambi dispiace molto il percorso che hanno compiuto negli ultimi venti anni, ricco di film mediocri e banali, pieno di battute dozzinali cui non bastavano alcune scene di grande comicità, rare oasi nel deserto di opere convenzionali. Questa pellicola non sfugge alla regola, anzi sottolinea la necessità di cambiare pagina. Restiamo convinti che De Sica, fosse nato in America, sarebbe ora una stella.

7. The wolf of Wall Street (USA) di Martin Scorsese – € 11.897.076 – Una parola sola: STREPITOSO. Scorsese torna ai suoi modelli migliori con un film adrenalinico e vitale, ricco di virtuosismi impagabili, dotato di una sceneggiatura perversa e pletorica di parolacce, ma geniale nella ricostruzione di un mondo volgare e marcio. Ascesa e caduta di un broker di Wall Street, descritto né più né meno come una famiglia di mafiosi dediti solo al proprio narcisistico desiderio di potere. Leonardo di Caprio è unico nello smitizzarsi, nel rendersi disponibile a distruggere il proprio mito. E la scena con McConaughey è straordinaria.

6. Un boss in salotto (ITA) di Luca Miniero – € 12.296.340 – Commediola che accenna al black per diventare opaca e poco convincente. Rocco Papaleo gigioneggia alla grande dando una spolverata simpatica al film, così come la Cortellesi è ideale per rappresentare la duplice personalità della protagonista. Argentero, invece, non sembra entrare in sintonia con il tono divertito. La sensazione è di una buona idea, lasciata a galleggiare nella banalità e nello scontato. Peccato.

5. Maleficent (USA) di Robert Stromberg – € 12.565.408 – L’incasso è destinato a salire, visto che il dato si riferisce alla fine di giugno, quando la pellicola non aveva ancora terminato la sua diffusione. La Jolie fa centro ma la rilettura della fiaba è per cuori teneri e menti semplici. Non basta il volume alto e qualche occhiataccia rinforzata dagli zigomi per fare un bel film.

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4. Lo Hobbit: la desolazione di Smaug (NZL) di Peter Jackson – € 12.792.816 – Una vita dedicata alla lettura dell’opera di Tolkien varrebbe un premio. Jackson non ha eguali nel sorreggere il mondo fantastico della Terra di Mezzo. Il ritmo è sempre notevole, gli effetti speciali (ma i paesaggi della Nuova Zelanda sono di per sé dei fantastici effetti speciali) sono sempre modulati nell’ottica della narrazione. Il film è sempre piacevole e coinvolgente. Non sarà un capolavoro però diverte: tanto!

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3. Cattivissimo me 2 (USA) di Pierre Coffin e  Chris Renaud – € 15.963.676 – La serialità da franchise è sempre in agguato quando entrano in campo le seconde, terze versioni della stessa storia. Così accade per quest’opera: molto simpatica, costruita con intelligenza e gusto, ma fin troppo scontata. Si sa sempre cosa sta per accadere, ma certo questa peculiarità è tipica dello spettatore smagato, abituato ai cliché hollywoodiani. Invece, i bambini impazziscono per i Minion. Quindi, missione compiuta al 100%.

2. Frozen – Il regno di ghiaccio (USA) di  Chris Buck e Jennifer Lee – € 19.369.195 – Critiche discrete e premio Oscar per il miglior film d’animazione: questo è il biglietto di presentazione di questa pellicola. Il nostro parere è diametralmente opposto: in un’epoca di rilettura dell’animazione, resta un’operetta fintamente morale che non si innalza mai da una mediocre rappresentazione. Insomma, più un’operazione di marketing che una poetica.

1. Sole a catinelle (ITA) di Gennaro Nunziante – € 51.937.274 – Filmettino leggero ed inconsistente al servizio totale dello one-man-show Luca Medici, in arte Checco Zalone. In effetti, il film è tutto lui, con la sua volgarità esibita e guascona, con la capacità di abbattere i confini della correttezza con la sua sfrontata ed apparente ignoranza. Zalone è simpaticissimo, per questo piace. Certamente, sta volando sull’onda del successo (Quanto durerà? Mistero); certamente è il fenomeno di moda cui periodicamente gli italiani si aggrappano per sentirsi rassicurati, confusi e felici. Eppure non si riesce a parlare male di lui.

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