French connection. Ricostruzione di un’epoca criminale

Il nostro parere

French Connection (2014) FRA di Cedric Jimenez

Il romanzo criminale della Marsiglia fine anni ’70 è descritto con ritmo serrato e teso da Jimenez, partendo dalla contrapposizione tra il giudice Michel (Jean Dujardin) ed il capomafia Zampa (Gilles Lellouche). Le vicende personali dei due protagonisti, gli omicidi ed il malaffare presente nella Francia di quel periodo sono il ritratto di un’epoca criminale, ma pone anche un forte dilemma etico su cosa sia il bene e cosa il male. La psicologia dei personaggi è affidata alle sfumature, su dialoghi sommari, talvolta ridotti all’essenziale. Jimenez, al suo secondo film, mostra di conoscere il cinema di Melville e dei grandi registi del noir, ma possiede una discreta capacità narrativa, capace di viaggiare tra tematiche antiche e fluidità moderne.

Buono il montaggio, interessante la recitazione di Dujardin e Lellouche ritraente personaggi virili e malinconici, impegnati nella lotta reciproca, ma divorati da una esigenza interiore che traspare appena dai loro volti. Appare, invece, magnetico Magimel che da un’anima luciferina a Jacky il matto.

Il film può essere equiparato, per intensità e afflato culturale, alle opere italiane che recuperavano le figure dei tanti magistrati italiani caduti per mano della malavita organizzata. La Francia, per loro fortuna, non conta così tante vittime come dobbiamo registrarne noi. Per questo, forse, il racconto di questi “eroi normali” fa ancora più impressione.

Non si capisce la scelta del titolo che richiama il titolo originale del Braccio violento della legge. Stavolta il semplice La french, titolo francese, non è bastato.

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