Dillinger. Belve

Il nostro parere

Dillinger (1974) USA di John Milius

Esordio alla regia di John Milius con un biopic su uno dei più leggendari fuorilegge dell’America tra le due guerre: John Dillinger, più recentemente portato sugli schermi da Michael Mann in Public Enemies (2009). Warren Oates presta il volto a Dillinger, narrato tra il 1932 e il 1934, anno della sua morte, con grande animalità e una recitazione sopra le righe.

Milius lascia la sceneggiatura e si lancia nella regia puntando esplicitamente, come in tutta la sua cinematografia, sulla dinamica della violenza. Non vi è analisi psicologica nella descrizione di questi banditi che non hanno velleità morali o rivendicazioni sociali da esplicare. C’è solo un desiderio ferino di conquistare la preda, di dominare la vita immergendola nel sangue. E’ interessante questo crudo realismo nella raffigurazione della America post crisi, disperata e insensata, come interessante la descrizione dei gangster, piatti nella loro raffigurazione ma espressivi negli atti che compiono. Molto manierata, invece, l’interpretazione del poliziotto Purvis, speculare a Dillinger nel piacere di uccidere, di soddisfare il proprio sadismo, ma forzato nella sua descrizione.

Il tradimento degli eventi storici, ricostruiti con grande libertà, e l’ambientazione sono tipici di quel periodo della cinematografia americana (Gangster story ad esempio), periodo in cui questi personaggi apparivano tanto simili alle forme di ribellione di fine anni sessanta. Questo spirito non appartiene completamente a Milius, che ha una visione ideologica diversa rispetto a Penn, e infatti è più l’affermazione della propria forza, attraverso le armi e la violenza che interessa maggiormente al regista. Non tutto il film è al livello di Oates, però.

Potrebbe piacerti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Email