C’est la vie. Matrimonio e perdizione

Il nostro parere

C’est la vie (2017) FRA di Eric Toledano e Olivier Nakache

Max è un vecchio wedding planner che viene incaricato di preparare il matrimonio di Pierre e Héléna, presso un castello rinascimentale, proprio il giorno del suo compleanno. Capiterà di tutto. Il personale, multirazziale e stravagante, cercherà di metterlo in difficoltà con una serie di gaffes impressionanti. I problemi che scaturiscono dalle molteplici incomprensioni andranno ad intrecciarsi con le sue vicende personali.

Nakache e Toledano (Quasi amici) sono ormai un franchise affermato in Francia. Le loro commedie portano sempre incassi stratosferici poichè riescono ad unire il sorriso alla riflessione. I loro film, per quanto di livello non eccelso, riescono ad affrontare tematiche difficili mantenendo una sorta di leggerezza. Dopo la disabilità, ora si ride dell’integrazione, della disoccupazione e della crisi economica che ha colpito il ceto medio. Tutti problemi che sono però confinati sullo sfondo della trama.

Altro aspetto positivo è la capacità di assemblare un cast efficace. La scelta di Cluzet per Quasi amici è pareggiata in questa occasione dal Max di Jean Pierre Bacri; un uomo spremuto dalla vita, capace di vedere ancora la bellezza. Bacri è il termine di paragone, l’equilibrio dell’opera. Intorno a lui girano tutti gli altri che sono alcune volte macchiette simpatiche, descritti con semplici pennellate, altre volte stereotipi piegati con forza al divertimento, come lo sposo noioso e borioso.

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